“Al netto degli annunci di propaganda, la rivoluzione geopolitica già segnala la crisi esistenziale della famiglia atlantica, il riavvicinamento fra Stati Uniti e Russia, la congiunzione delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, da interpretare entro una medesima equazione. Tutto sullo sfondo della vera sfida strategica globale, quella che oppone Stati Uniti e Cina.”
Lo scrive Lucio Caracciolo su Repubblica osservando che “in tutte queste partite noi europei siamo al meglio attori secondari. Soprattutto, senza più bussola. Il vertice improvvisato fra otto Paesi atlantici convocato a Parigi da Macron è insieme sintomo di disperazione e primo pallido segnale di un tentativo di riscossa dei vedovi della vecchia Nato, depotenziata da Trump e Putin.”
A partire dalla tardiva consapevolezza che quando il gioco si fa durissimo le strutture dell’Unione Europea non reggono la competizione.
Se si vuole tracciare un percorso comune fra i «principali Paesi europei» (definizione di Macron), senza pretendere che il formato parigino sia esclusivo — può essere allargato ma anche ridotto — occorre prendere atto di tre spiacevoli realtà.
Prima, e principale. Negli Stati Uniti è in corso un cambio di regime che ne scuote identità, fondamenta e istituzioni.
Le élite americane sono divise su tutto meno che sulla priorità di impedire il sorpasso cinese.
Seconda, e connessa. Americani e russi sono interessati a estrarre Israele dalla trappola strategica in cui è finito e costruire un equilibrio mediorientale nel quale saranno coinvolti anche turchi e sauditi oggi, iraniani forse domani.
Terza, e strutturale. Gli ex protettori americani chiedono ai non più protetti europei sacrifici che non siamo in grado di sostenere.
Non è solo questione di spese per la difesa. È l’incompatibilità fra le nostre emergenze di sicurezza e la mentalità di popolazioni che da tre generazioni hanno introiettato la certezza che la guerra in Europa fosse stata abolita per sempre.
Si ripete per l’ennesima volta uno scenario già visto, previsto e incredibilmente rimosso, con gli americani indifferenti alla sorte di Kiev perché – conclude – impegnati in superiori partite e gli europei che non possono o non vogliono far seguire fatti alle parole.
Fra vaghezze e ipocrisie. C’era una volta l’Occidente.”