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La tavola rotonda di Inapp e Unicatt sul Sure online il 27 novembre

L’Italia con 27,4 miliardi di euro è il primo beneficiario in Europa del programma Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) lo strumento europeo di sostegno temporaneo (fino al 31 dicembre 2022) pensato per limitare i rischi di disoccupazione, dovuti alla pandemia.

Queste risorse aiuteranno il governo, tra l’altro, a coprire misure come la Cassa integrazione per l’emergenza Covid e il bonus stanziato per autonomi e professionisti, nuovamente necessaria a causa della seconda ondata. Su questo l’Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, faranno luce in un Seminario dal titolo “Sostegno al reddito dei lavoratori nelle crisi aziendali in Italia e in Europa alla luce del nuovo fondo SURE”, che si svolgerà online il 27 novembre

La tavola rotonda online con la ministra Catalfo

A partecipare ai lavori, oltre al saluto del direttore generale dell’Inapp, Santo Darko Grillo, ci saranno Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp e vedranno il contributo di Pietro Antonio Varesi dell’Università Cattolica, di Piera Loi, dell’Università di Cagliari e di Angelo Pandolfo dell’Università Sapienza di Roma. Al seminario parteciperanno anche professori di tre Paesi europei, direttamente coinvolti nel programma Sure: la prof.ssa Sylvaine Laulom dell’Università di Lyon (Francia), la prof.ssa Judith Brockman, Università di Amburgo (Germania) e la prof.ssa Sonia Fernandez Sanchez (Spagna).

La conclusione della tavola rotonda sarà affidata alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, al direttore Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, Pierangelo Albini e al Segretario aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra.

Sure: meccanismo nuovo e virtuoso

«Nel nostro Paese – dichiara il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda – è in corso un ampio dibattito, tra le forze politiche e tra gli economisti, sull’attivazione del Mes ma mentre questo strumento ad oggi non è stato richiesto da nessuno Stato dell’Unione Europea, il Sure è stato attivato da 17 Paesi e, tra questi, è proprio l’Italia quello che riceverà le maggiori sovvenzioni».

Uno strumento importante in un periodo estremamente complicato per il mondo del lavoro. «Così il Sure, che come il Mes è un prestito a tassi agevolati, si configura come uno strumento utile per affrontare il grave shock occupazionale causato dalla crisi pandemica attraverso un sostegno al reddito dei lavoratori integrato con un rafforzamento delle politiche attive del Lavoro e a mantenere la capacità di investimento pubblico nel momento in cui è aumentata in modo esponenziale la spesa per sussidi di disoccupazione e cassa integrazione».

Il meccanismo ha subito riscontrato un grande successo. «La Commissione ha creato un meccanismo nuovo e virtuoso per finanziare il Sure attraverso i “social eurobond”, che hanno avuto un’ottima accoglienza, con la prima tranche da 17 miliardi che ha ricevuto domande di acquisto superiori a 13 volte il valore dell’offerta disponibile. È un segnale di quella “solidarietà europea” che ad oggi può essere la leva con la quale cercare di uscire da una crisi profonda come quella che stiamo attraversando», conclude Fadda.

Una nuova politica del lavoro

«L’emergenza derivante dalla pandemia ed i cambiamenti di cui necessita il sistema produttivo europeo (penso in particolare alle sollecitazioni di Ursula von der Leyen ad imboccare con decisione la strada di un’economia europea più verde e più digitale) ci impongono di ripensare ed affinare la nostra strumentazione di politica del lavoro. Il Fondo Sure non può essere inteso unicamente come strumento finanziario che ci consente di rafforzare la protezione sociale dei lavoratori a rischio di disoccupazione; certamente è anche questo», sottolinea il professore Pietro Antonio Varesi, dell’Università Cattolica.

Un’utilità virtuosa. «Esso però ci offre l’opportunità per un utilizzo virtuoso delle sospensioni dal lavoro al fine di innalzare le competenze professionali dei nostri lavoratori e per migliorare la competitività delle imprese. A questo fine si presenta quanto mai interessante il connubio di periodi di sospensione per Cigs o di interventi di rimodulazione dell’orario di lavoro con attività di formazione continua. Su questo versante va segnalata la novità rappresentata dal Fondo Nuove Competenze, sia nella versione in cui opera da solo, sia in quella in cui opera in sinergia con i Fondi interprofessionali o con le risorse regionali dei Por».

«Dobbiamo riconoscere – conclude Varesi – che il nostro Paese non ha alle spalle una robusta tradizione di intreccio tra ammortizzatori sociale e formazione o, più in generale, politiche attive. Come detto, il Paese ha però la necessità di operare in questa direzione. Come contributo a questo cammino abbiamo progettato, con l’incoraggiamento del Presidente Fadda e la disponibilità di alcune Regioni, una ricerca che, da un lato, offra l’opportunità di avvalersi delle esperienze maturate in altri Paesi e, dall’altro lato, consenta di mettere in evidenza le buone esperienze realizzate in molte regioni italiane. L’obiettivo è quello di identificare i tratti distintivi di un modello che possa essere replicato con successo».

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