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La stangata del virus: il debito pubblico aumenta di 36 miliardi, le entrate fiscali diminuiscono del 20 per cento e il costo della vita cresce di 212 euro l’anno

L’epidemia di Covid “contagia” i conti pubblici ad aprile. Il debito delle amministrazioni pubbliche aumenta di 36 miliardi rispetto a marzo, fino a  2.467,1 miliardi, secondo le stime della Banca d’Italia.

Mentre  le entrate fiscali si riducono di un quinto (il 20,4%), dopo che  i decreti Cura Italia e Liquidità hanno congelato alcuni versamenti ed è peggiorato il quadro macroeconomico.    

Anche nei primi quattro mesi dell’anno le entrate hanno il segno meno e perdono 3,4 miliardi (il 2,8%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.     Sono questi i primi sintomi della febbre che porterà, tra crisi e interventi straordinari per la ripresa, il debito pubblico a schizzare di 21 punti percentuali, fino al 156% del Pil, secondo le previsioni del governo nel Def. 

Un lascito “pesante”, lo ha definito il governatore Ignazio Visco, nelle  considerazioni finali, che “impone una presa di coscienza della  dimensione delle sfide di fronte a noi”.    

Per ridurre il rapporto debito Pil anche solo di due punti percentuali all’anno, stima Via Nazionale, sarebbe necessario un tasso di crescita tra l’uno e il due per cento, uno spread sotto controllo, e un avanzo primario dell’1,5%.    

E non aiuta a contenere il debito neanche l’andamento dei prezzi, stando agli ultimi dati dell’Istat.

Un po’ di inflazione, infatti, ridurrebbe il valore del debito in termini  reali, ma a maggio l’Italia torna in deflazione per la prima volta da tre anni e mezzo, a partire da ottobre 2016.    

L’istituto di statistica ha rivisto al ribasso la stima per  il tasso di inflazione portandola -0,2% a maggio dal -0,1%  previsto in precedenza.

Pesano i tanti negozi chiusi per il  lockdown ma soprattutto il crollo delle quotazioni del petrolio.  Infatti i prezzi dei prodotti energetici, come i carburanti,  vedono il calo peggiore da oltre dieci anni con una contrazione  del 12,7%.      

Quelli che non accennano a diminuire, invece, sono i prezzi dei prodotti che riempiono il carrello della spesa delle famiglie. I beni alimentari, per la cura della casa e della persona rincarano del 2,4% a maggio rispetto all’anno precedente, dopo il 2,5% di aprile.

Per la frutta fresca gli aumenti sfiorano l’8%, per la verdura toccano il 5,3%.  

Ce n’è abbastanza perché l’Unione nazionale consumatori gridi alla “stangata” stimando un aumento del costo della vita, per i  soli acquisti di tutti i giorni, di 212 euro l’anno per una famiglia con due figli (154 euro per la famiglia media). 

L’associazione stima anche il peso del debito pubblico su ogni famiglia, pari a 94.591 euro, e da’ l’allarme: abbiamo sfiorato  il record storico del luglio 2019 e il debito e’ destinato ad  aumentare

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