“Giorgia Meloni è arrivata a Bruxelles titolare di responsabilità immense, di scelte che condizioneranno il futuro suo, del suo governo, degli italiani.”
Così Flavia Perina sulla Stampa parlando di “scelte che saranno giudicate dalla storia, ben altra cosa rispetto alle minuzie che hanno segnato le vicende di ogni suo predecessore nella Seconda Repubblica.
Oggi Meloni è più sola di ogni capo di partito incappato prima di lei nei sussulti della storia. Sola politicamente, culturalmente, forse anche umanamente.
In politica si confronta con un problema gigantesco che è solo in parte riassunto dal fuoco amico di Matteo Salvini.
Quella è la punta dell’iceberg. Sotto, c’è la cultura diffusa di un elettorato educato al mito dei capi forti, che istintivamente si riconosce nei pugni sul tavolo della nuova coppia Donald Trump–Vladimir Putin.
La seconda solitudine è culturale, mediatica, intellettuale.
Altrove esiste un controcanto da destra agli spropositi di Donald Trump.
In Italia suona un’altra musica. Le testate e le trasmissioni di riferimento della destra – sottolinea Perina – non possono o non vogliono modificare il loro racconto.
Con l’eccezione de «Il Foglio» e malgrado gli imput di Marina Berlusconi, la lode ai vestiti del nuovo imperatore non prevede eccezioni.
Anzi, la sintonia tra Trump e Putin autorizza a moltiplicare le critiche all’Ucraina e a Zelensky, rivalutando la versione russa degli eventi e denunciando la follia delle ambizioni europee sulla difesa.
E questa l’acqua a cui si abbeverano ogni giorno gli elettori della destra, ed è un problema.
La terza solitudine di Meloni è meno dimostrabile ed evidente perché non possono indicarla dati o prese di posizione pubbliche.
È una solitudine che si misura nella distanza tra le scelte enormi che incombono su Palazzo Chigi e il tran-tran indisturbato del resto del centrodestra, la persistenza di certe gaffe, le faide locali, il chiacchiericcio sulle borse della ministra, i ministri che si smentiscono a vicenda, la Rai incagliata nel braccio di ferro sulle nomine.
Di sicuro – conclude – oggi le servirebbero un contesto diverso, una intelligenza collettiva, una Compagnia dell’Anello più attrezzata e decisa per aggiornare le posizioni e incamminarsi nelle terre sconosciute che attendono l’Italia e l’Europa, ma vai a trovarli.”