“Il tempo stringe per l’Ucraina. Martedì inizia il negoziato bilaterale con gli americani a Riad sul piano di pace Usa – che poi dovrà essere accettato dalla Russia. Gli ucraini sanno cosa vogliono. Sanno cosa vogliono i russi.”
Stefano Stefanini fa il punto sulla Stampa: “Volodymir Zelensky – scrive l’editorialista – professa pubblicamente fiducia in Washington, dicendosi convinto che l’incontro in Arabia Saudita sarà «produttivo» e ribadendo che tutto sarà fatto perché tenga conto degli interessi ucraini. Senza troppe illusioni, il presidente ucraino deve sperare che il piano americano mantenga il minimo necessario per gli interessi ucraini. In cambio la delegazione americana porterà a casa l’accordo per lo sfruttamento dei minerali rari, non firmato nella disastrosa visita di Washington.”
Sul «piano di pace» da negoziare a Riad pesa una doppia incognita: che sia accettabile all’Ucraina; che sia poi accettato dalla Russia.
Per Kiev, parlarne prima con gli americani è già un grosso passo avanti rispetto alla prospettiva del fatto compiuto di un «deal» russo-americano sull’Ucraina già confezionato.
Così gli ucraini hanno una voce in capitolo preventiva che inizialmente gli era negata.
Rimane il rischio che alle concessioni che faranno adesso agli americani i russi ne aggiungano altre.
Il «tener conto degli interessi dell’Ucraina» anticipato da Zelensky significa tracciare subito le linee rosse.
Quali sono? A questo punto della guerra, non tanto il territorio ma assolutamente l’indipendenza.
Il nodo delle garanzie internazionali che scatenò il diverbio della Casa Bianca sta tutto lì: le garanzie internazionali servono ad assicurare l’indipendenza.
Ma per essere credibili devono essere accompagnate da una presenza militare sul terreno.
I russi vogliono forse più territorio – l’appetito vien mangiando – ma, soprattutto, un’Ucraina politicamente sottomessa, militarmente debole, sicuramente non nella Nato e probabilmente neanche nell’Unione europea – la crisi di Maidan del 2014 fu innescata dall’accordo di associazione con l’Ue.
Sullo sfondo di questa netta contrapposizione, ci sono tre corse contro il tempo: degli europei «volenterosi» a rendere credibile il loro appoggio all’Ucraina – se falliamo nel sostenere l’indipendenza di Kiev, l’Europa della difesa nasce traballante; dei russi, a suon di droni e missili contro civili, a piegare la volontà ucraina di resistere; degli americani a far pressioni su Kiev per fargli accettare quello che proporranno.