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La nuova fiscalità di vantaggio per le imprese al sud: -30% del costo dei contributi per dipendenti e assunzioni

È entrata in vigore la decontribuzione sul lavoro al Sud. Il piano temporaneo varato dal governo, per le imprese con “sede di lavoro” al Sud, interesserà le Regioni con un Pil procapite inferiore al 75% della media Ue27, ovvero fra il 75 e 90%, unito a un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale. Vale a dire Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e le isole Sicilia e Sardegna. In queste Regioni si avrà infatti un abbattimento del 30% del costo dei contributi per i dipendenti e per quelli che saranno assunti nei prossimi tre mesi.

Su Twitter il ministro dell’Economia Gualtieri lascia trasparire la felicità per una tappa fondamentale dell’azione di governo: «Una misura storica che servirà da volano per nuovi investimenti e più occupazione. Da oggi investire e produrre al Sud è più conveniente. La ripartenza del Sud è più che mai decisiva per tutta l’Italia». 

La misura, inserita nel decreto agosto, al momento è operativa per tutto il 2020. Durata provvisoria, ma con l’intento di estenderla in maniera strutturale per più anni. Così come dice il presidente del Consiglio Conte sui suoi profili social.

«Vogliamo rendere questa boccata di ossigeno stabile e duratura in modo da favorire la ripartenza e il rilancio produttivo del Sud. Un Sud più solido e competitivo renderà più forte l’Italia intera».

Il ministro del Sud Provenzano ha sottolineato l’importanza del provvedimento, soprattutto per la valenza di limitazione al collasso occupazionale, che i giovani al sud stanno vivendo, e agli effetti indiretti di emersione del lavoro nero, che questa misura provocherà. Il tutto con l’intento di attrarre investimenti di rientro dalle delocalizzazioni avvenute in passato, visto il notevole vantaggio economico che se ne consegue per le aziende. «Se un lavoratore ad esempio guadagna 20mila euro all’anno, l’impresa ne verserà annualmente duemila in meno» dice Provenzano.

500 mila le imprese coinvolte dal provvedimento, entrato in vigore grazie all’allentamento delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato, deciso a livello europeo durante l’emergenza Covid. 1 miliardo di euro nel 2020 il costo stimato dal governo, che con prorogherà fino al 2021 la misura, per altri 4 miliardi. L’obiettivo, per il quale si lavora con Bruxelles, è di prolungare l’intervento almeno fino al 2029, se pure con una sgravio decrescente: 30% fino al 2026, 20% fino al 2028, 10% ultimo biennio.

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