“A quasi tre anni dall’inizio della più grande guerra in Europa dal 1945 arriva la svolta sul fronte ucraino: la novità è il dialogo diretto, e globale, fra Donald Trump e Vladimir Putin.”
Anche Maurizio Molinari, su Repubblica, commenta l’avvio, di fatto, dei negoziati per arrivare alla fine del conflitto sottolineando che il dialogo Trump-Putin “va ben oltre l’Ucraina: include Medio Oriente, energia, Intelligenza artificiale e gli equilibri economici. Siamo dunque davanti ad un cambio di dinamica fra Washington e Mosca. È un’agenda globale, che svela la volontà di riordinare assieme il Pianeta.”
“Da qui – sostiene Molinari – la necessità per gli alleati europei di iniziare a lavorare con il nuovo presidente Usa come finora non hanno fatto. Non solo sull’Ucraina ma anche in Medio Oriente, dove le mosse di Trump che tendono ad impedire a Hamas di tornare al potere a Gaza e a immaginare nuove soluzioni al conflitto israelo-palestinese sono state accolte da molti governi, con l’importante eccezione dell’Italia, con eccessi di pessimismo e carenza di coraggio politico.
Non c’è dubbio che Trump è un presidente Usa portatore di messaggi di brusca rottura rispetto al passato ma l’interesse dell’Europa resta di consolidare il legame atlantico e ciò significa accettare la sfida di condividere un metodo fuori dagli schemi nel tentativo di trovare la via d’uscita a conflitti finora senza soluzione.
Al tempo stesso anche Trump, proprio in quanto presidente Usa, deve tener conto degli alleati europei che così tanto hanno dato e fatto per difendere Kiev. Senza contare che l’interesse di Washington è tenere compatta la Nato nella nuova fase che si apre.
Anche perché sarà proprio la fine delle guerre in Ucraina e Medio Oriente a disegnare il nuovo assetto geopolitico globale. A guidare questo processo è Donald Trump e se la Nato si dividesse ora commetterebbe l’errore più grande”.