“Quel Trump che ieri si è recato in Israele e in Egitto per una storica missione di pace, è lo stesso che voleva annettere Canada e Groenlandia, che aggrediva Zelensky nello Studio Ovale?”
Federico Rampini sul Corriere della Sera parla di ‘opportunismo realista di Trump’: “Il leader di «Make America Great Again» – scrive l’editorialista – di sicuro ha restituito agli Stati Uniti grandezza e centralità in Medio Oriente: ma è per questo che lo hanno votato gli operai metalmeccanici di Detroit? È comprensibile che il personaggio dia le vertigini, che disorienti il mondo intero (e non pochi americani), per la velocità con cui cambia posizioni. Non ha ancora compiuto nove mesi alla Casa Bianca in questo secondo mandato. Quante Dottrine Trump ha già sperimentato, e bruciato? O forse siamo noi che ci ostiniamo a cercare un pensiero geopolitico e una coerenza strategica dietro le sue azioni. Di sicuro, non possiamo più definire «isolazionista» l’artefice della tregua di Gaza e della liberazione degli ostaggi. Si occupa tanto del Medio Oriente, benché gli Stati Uniti non ne abbiano bisogno come una volta: hanno raggiunto da tempo l’autosufficienza energetica. Ribadire gerarchie e rapporti di forze è una costante di Trump. È obsoleto anche il Trump anti-europeo e anti-Nato, da quando ha ottenuto quel che voleva, cioè l’impegno degli alleati a investire nella difesa fino al 5% del Pil (un obiettivo sfuggito a generazioni di presidenti Usa). In questo senso in nove mesi ha già «bruciato» diverse versioni di sé stesso. Lo stesso vale per la sua attrazione fatale verso i due grandi autocrati Putin e Xi Jinping. Dopo il fiasco del summit in Alaska, Trump è stato veloce a riconoscere che Putin lo ha deluso, e le forniture di armi Usa all’Ucraina non sono mai cessate. Con Xi Jinping le giravolte di Trump continuano, anche Wall Street ogni tanto perde la bussola e cede a (brevi) attacchi di panico. C’è molta tattica, sia negli annunci di Trump sui superdazi — minacciati o ritirati — sia sull’embargo cinese per le terre rare. Le due superpotenze si studiano per capire quanto danno possono infliggersi a vicenda. L’ultima (per ora) Dottrina Trump sembra essere un «opportunismo realista»: cogliere le opportunità, misurando con realismo gerarchie e rapporti di forze, per ricostruire un primato americano dove possibile. Genera una sorta d’instabilità creativa, un po’ come fanno le start-up dirompenti nella Silicon Valley”.








