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La Confindustria critica il codice appalti, va rinviato | L’analisi

Il giudizio di Confindustria sul nuovo degli Codice appalti varato dal governo non è negativo, ma va revisionato. Lo giudica chiaro e scritto bene, un passo importante per sfoltire la jungla italiana delle leggi. Tuttavia, critica diverse misure, in particolare la soglia alta per gli affidamenti delle opere senza gara, e chiede di rinviare l’entrata in vigore del nuovo Codice di 12 mesi, fino al marzo 2024. Lo scopo è evitare uno “shock regolatorio”: il caos per il cambio delle regole in corsa, mentre partono i mega-appalti del Pnrr.

La direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, è stata sentita stamani in audizione dalla Commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera, insieme a numerose associazioni di categoria di imprese, professionisti ed enti pubblici. «Il testo del Codice appare strutturato in modo chiaro e leggibile», ha spiegato Mariotti: restituisce alla normativa «l’organicità e la sistematicità perdute a seguito delle continue modifiche introdotte», e contiene «molte norme “autoesecutive”, senza rinvii ad altri testi di legge». Confindustria apprezza «la spinta alla digitalizzazione» e la concentrazione delle stazioni appaltanti, perché abbiano personale e tecnologie adeguate.

Detto questo, poi sono arrivate le critiche. A via dell’Astronomia non piace «l’innalzamento stabile delle soglie per l’affidamento diretto a 140.000 euro per servizi e forniture». A suo avviso, danneggia «soprattutto le piccole e medie imprese, che possono partecipare più agevolmente proprio alle gare piccole». Per Confindustria, la soglia di spesa entro la quale si può fare a meno delle gare dovrebbe scendere a 80.000 euro.

Secondo Mariotti, il nuovo Codice, nel valutare le offerte delle imprese alla Pa, dà un valore eccessivo ai costi rispetto alla qualità, col rischio di «una continua corsa al ribasso». Viene giudicata «eccessivamente alta» la percentuale del 5% per l’obbligo generalizzato di revisione prezzi negli appalti, e troppo bassa la soglia dei 5.000 euro per il valore delle violazioni che comportano l’esclusione delle aziende.

Ma soprattutto, ha detto ancora la rappresentante di Confindustria, «sarebbe quanto mai opportuna la possibilità di spostare in avanti l’entrata in vigore del Codice degli Appalti, prevista per il 31 marzo 2023. Occorre evitare uno shock regolatorio, un’eccessiva discontinuità rispetto al Pnrr, nel momento peraltro di sua massima attuazione, che rischierebbe di rallentare, se non bloccare l’esecuzione delle opere». Per questo si chiede «una vacatio legis di 12 mesi».

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