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La Camera Nazionale della Moda Italiana lancia un appello al Parlamento per la Legge di Bilancio | Lo scenario

“Un appello ai parlamentari affinché sostengano le nostre proposte inerenti alla legge di bilancio” è stato lanciato oggi, in un incontro con la stampa, dal presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa.

“La moda è la seconda industria del Paese ma lo si dice poco – ha sottolineato – e poco si sa come funziona: le nostre proposte sono rivolte alle piccole e medie imprese in difficoltà che hanno bisogno di essere sostenute”.

“Il 70% dei prodotti di alta qualità – ha ricordato – vengono realizzati nel nostro Paese” che oggi soffre degli effetti della crisi con un 3.5-5% di calo di fatturato che, per la crescita dei prezzi, corrisponde a un meno 20% di produzione.

“Ci aspettiamo che il 2026 sia l’anno della ripresa, se da un punto di vista politico le cose si sistemano” ha detto ancora Capasa, sottolineando che per moltissime pmi il problema sarà arrivare alla fine della crisi.

Per questo Cnmi chiede di consentire la Cig ordinaria per le imprese con meno di 15 dipendenti, “perché se licenziamo queste persone le perdiamo, mentre noi abbiamo un problema di ricambio generazionale, non troviamo persone già formate”.

Poi, poter utilizzare chi va in pensione per trasmettere il proprio sapere artigiano, defiscalizzando per due anni le ore spese a trasferire ai dipendenti le competenze.

Dare inoltre la possibilità alle imprese italiane di investire in piccole imprese della moda in crisi, con sgravi fiscali, evitando così di espellere le piccole imprese artigiane dal tessuto produttivo.

“Dei 100 miliardi che fa la moda, 25 vanno nelle casse dello Stato – ha notato Capasa – la vera domanda è quanto costa non fare questi provvedimenti”.

Tra le richieste “indirizzate trasversalmente ai parlamentari che hanno la sensibilità per capire questo settore”, in primo piano la questione del riversamento spontaneo del credito d’imposta relativo al periodo 2015-19 per la ricerca e sviluppo.

Cnmi propone la restituzione in 10 anni del 30% del credito “evitando di creare un enorme contenzioso e scongiurando il rischio di chiusura di molte piccole e medie aziende”.

“La nostra – ha commentato – è una proposta di pacificazione seria e migliorativa per i conti dello Stato, una mano tesa al governo”.

Allo Stato, il settore chiede di fare sistema: “la filiera va tutelata, in Francia lo fanno, se non interviene il sistema le industrie da sole non ce la fanno, noi non pensiamo a preservare questo tessuto ed è un problema, serve – ha sottolineato – un cambio di passo.

Oggi non esiste un piano industriale per la moda, ogni anno mettiamo una pezza”.

“È vero – ha concluso – la coperta è corta, ma il compito di chi governa è farla bastare”, e sostenere proposte come “la digitalizzazione dei distretti con i fondi del Pnrr, era una proposta fantastica, non costava nulla e non è stato fatto, ma prima o poi il tema si porrà perché le aziende devono restare al passo con i tempi per non chiudere”.

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