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Kiev e Washington si sono riallineate | L’analisi di Stefano Stefanini

Svolta diplomatica a Gedda, afferma Stefano Stefanini sulla Stampa: intesa ucraino-americana e incognita russa.

I colloqui hanno riallineato Kiev e Washington di fronte a Mosca.

Americani e ucraini hanno infatti concordato una proposta di “immediato” cessate il fuoco di trenta giorni, sorretta dalla ripresa degli aiuti militari e dell’intelligence americana, con Washington che incassa l’accordo sui minerali e terre rare ucraine.

Come risponderà Vladimir Putin?

Finora aveva categoricamente rigettato scenari armistiziali, spiegando di non aver ancora conseguito tutti gli obiettivi che si proponeva con “l’operazione speciale”.

Pensa di star vincendo. Perché smettere?

Donald Trump è sicuro che il presidente russo sia pronto alla pace.

L’ha detto. Ora lo mette alla prova.

I colloqui ucraino-americani di Riad si sono potuti concludere rapidamente perché hanno trovato un concreto punto d’incontro fra l’obiettivo dell’amministrazione Trump di mettere fine alla guerra e l’irrinunciabile esigenza ucraina di non essere lasciati in balia della Russia.

Regola diplomatica: concentrare il negoziato su un risultato positivo raggiungibile nell’immediato futuro.

L’intesa è stata infatti ottenuta circoscrivendo l’accordo all’armistizio di un mese – futuro non è ancora la fine della guerra, tanto meno un accordo di pace, crea solo le condizioni per passare a negoziare l’una e l’altro – ma intanto, come ha ribadito enfaticamente il Segretario di Stato, Marco Rubio, fa terminare perdite di vite umane, distruzioni, vittime civili – reciproche specie dopo il massiccio attacco di droni ucraini a Mosca.

La delegazione americana si è dilungata nel sottolineare che questa era la priorità del Presidente americano.

Che incassa dunque da Gedda il risultato che voleva (minerali compresi).

Giuria di Stoccolma del Nobel per la pace, prendere nota.

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