Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Jeffrey Hedberg (AD WindTre): «Pronti a fare la nostra parte per realizzare la rete unica, ma il confronto non sta andando da nessuna parte»

WindTre è pronta a fare la sua parte per realizzare la rete unica di Tlc annunciata da Tim, governo e Cdp a settembre per questa primavera, dopo essere stata chiamata in gioco. «È stata una buona discussione. Abbiamo dato le nostre indicazioni. Ma poi non si è fatto alcun passo avanti». Lo afferma Jeffrey Hedberg, AD di WindTre, in un’intervista alla Stampa in cui chiede una politica industriale per l’Italia, confidando nel nuovo governo Draghi.

«È certo necessario accelerare lo sviluppo della banda ultralarga, dunque assicurarsi che siano fatti gli investimenti necessari in modo ragionato. Per questo la rete unica è una buona idea per evitare la duplicazione degli investimenti, soprattutto nelle aree grigie e bianche». Sul progetto di rete unica, Hedberg afferma: «ho parlato con Cdp, coi ministri, con Tim e le Autorità. Abbiamo detto che non siamo contrari, anzi eravamo pronti a lavorare e vedere come si poteva realizzare. Volevamo anche noi “la svolta”. Sfortunatamente, nonostante i tentativi, il confronto non sta andando da nessuna parte. La comunicazione, inizialmente costruttiva, sembra essere interrotta: spero che, col nuovo governo, si possa risvegliare. È un processo importante».

«Abbiamo un tavolo con tutti gli attori coinvolti, Tim, Vodafone, Fastweb, Open Fiber e il governo, per definire le aree di investimento e quelle di concorrenza. Siamo grandi clienti di Tim e Open Fiber, abbiamo una responsabilità nei confronti dei nostri clienti ai quali rivendiamo la fibra, abbiamo interesse che tutto funzioni al meglio. Ma le discussioni non hanno avuto sbocchi concreti», sottolinea, escludendo che la possibilità di avere una rete unica entro il 2021. «Penso che avremo un piano», precisa. «Magari parti del piano saranno anche realizzate. Ma una rete unica, non credo proprio».

Sulla governance della nuova società della rete di Tlc, che sarà pubblica, ma la cui chiave la terrà Tim, Hedberg continua: «vediamo come va a finire. Una delle mie preoccupazioni – e non è contro Tim – è che se dai le chiavi a una parte in causa, è possibile che le risorse non siano collocate nel modo più efficiente. È una questione cruciale. Mi piacciono le scelte e la rapidità. Mi piace la concorrenza e un terreno di gioco uguale per tutti. Ma se guida uno solo, mi preoccupa che – forse – queste ambizioni possano essere compromesse».

«In Italia c’è così tanto movimento che nessuno si è preso il tempo per definire una politica industriale. Molti stanno alla finestra ad attendere il Recovery Fund o una nuova leadership, aspettano che qualcuno prenda le decisioni coraggiose necessarie», sottolinea. «L’evoluzione aiuta ad affrontare un cambiamento misurato. Ma se ti confronti con una situazione come il Covid, non hai speranza senza un approccio un po’ rivoluzionario».

In vista dell’arrivo dei miliardi del Recovery dall’Ue il top manager comincerebbe «dall’accelerare la diffusione della banda ultralarga, fibra e 5G, per sviluppare linee fisse e mobili». Poi punterebbe a «semplificare le regole per la realizzazione della rete, i permessi e le autorizzazioni. Il sistema deve essere più snello e affidabile». Inoltre, mirerebbe a «lavorare sulle competenze dei singoli, perché il progresso non è solo questione di soldi, ma di talenti personali. Serve per lavorare sulle reti, attrarre fondi. In Italia ci sono grandi creatività e innovazione, ma siamo indietro quanto a capacità di realizzare la trasformazione digitale».

«Prima occorre una strategia, poi una struttura per realizzarla. Quindi si richiedono le giuste competenze, le capacità di sistema, per andare in fondo. La prospettiva di breve termine di molti policymaker fa sì che non succeda quel che serve. Ci vuole coraggio per investire a lungo termine», prosegue.

Secondo Hedberg, infine, è improbabile un consolidamento delle Tlc. «C’è molta concorrenza nel mercato italiano. Abbiamo i listini fra i più bassi d’Europa e una rete decisamente buona per le tariffe offerte. C’è un’attenzione maniacale alle quote di mercato più che alla capacità di generare reddito. Con quattro operatori è molto difficile trovare lo stimolo giusto a investire e remunerare il capitale investito. Sì, alla fine ce ne sono troppi e un consolidamento sarebbe un bene. Ma visto che la Commissione Ue ha imposto l’ingresso di Iliad sul mercato a fronte del merger WindTre, un consolidamento non mi pare probabile», conclude.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.