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[Lo scenario] L’Italia alla disperata ricerca del gas va a sbattere contro il caso Regeni

Fare giustizia per Giulio Regeni, senza cedimenti di fronte a interessi pure fondamentali come la ricerca di fonti alternative per sostituire il gas russo. La firma di un contratto da 3 miliardi di metri cubi in più di Gnl dall’Egitto da parte dell’Eni agita la maggioranza e solleva “dubbi” soprattutto in casa Pd, che chiede all’esecutivo di esprimere una linea “chiara” nei confronti del regime di Al Sisi, il quale continua a fare muro nella ricerca degli assassini del ricercatore friulano.

Palazzo Chigi: non indebolito impegno per il caso Regeni

Ma un’intesa dettata dall’emergenza energetica, assicurano da Palazzo Chigi senza entrare direttamente nella querelle tra i partiti, non significa in alcun modo indebolire un impegno che il governo “assume, ha assunto e continuerà ad assumere” nel ricercare la verità sul caso Regeni. I due piani, insomma, “vanno tenuti distinti”, anche perché non incidono sulle relazioni bilaterali.

A differenza dell’Algeria – prima tappa di un “tour del gas” in Africa che porterà Draghi la prossima settimana Angola e Congo, e in Mozambico a inizio maggio – nessun componente dell’esecutivo, né ministri né il premier ,osservano dal governo, hanno presenziato alla firma dell’accordo tra il Cane a sei zampe e l’egiziana Egas per massimizzare la produzione e portare più gas liquefatto non solo in Italia, ma in tutta Europa. E l’Eni ha una presenza decennale in Egitto, con attività che la portano ad essere tra i principali produttori del Paese e che non si è mai interrotta in questi anni.

I dubbi di Enrico Letta

L’accordo, esordisce però alla radio Enrico Letta, “mi lascia moltissimi dubbi”. Il segretario dem ribadisce la necessità di introdurre un tetto al prezzo del metano e dall’altro lato la “netta richiesta” al governo di essere molto più forte ed esigente nei confronti degli egiziani” sul caso Regeni. Linea confermata poco dopo dalla responsabile esteri del partito, Lia Quartapelle, che punta il dito in modo ancora più chiaro contro la ripresa di “relazioni business as usual dimenticando l’impasse sul processo Regeni”.

Si muove anche il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Regeni, sempre Pd, Erasmo Palazzotto, sottolineando: l’atteggiamento “inaccettabile” dell’Egitto resta un “macigno nelle relazioni internazionali tra i nostri due Paesi”. E chiedendo al governo di non “barattare la credibilità dell’Italia per un po’ di gas”.

Anche i Radicali definiscono “inaccettabile” che Roma faccia affari con l’Egitto, che ostacola con sprezzo le indagini, mentre Italia Viva ricorda che “ci sono tanti altri produttori di gas, dall’Azerbaigian all’Algeria” e che con “3 miliardi di metri cubi di gas su 75 di fabbisogno, di certo non ci si guadagna in giustizia per Giulio”. E a sera anche il Movimento 5 Stelle si accoda all’appello al governo a “insistere con le autorità egiziane perché queste tengano fede agli impegni” a collaborare per arrivare alla verità.

L’opposizione e lo scontro a sinistra

Il centrodestra sostanzialmente non interviene nel dibattito salvo osservare, come fa il coordinatore di Fi Antonio Tajani, che c’è “il dovere di affrontare l’emergenza energetica”, mentre la Lega per voce del capogruppo Massimiliano Romeo ricorda che il Pd è il partito che chiede anche l’embargo immediato del gas russo portando a far “fallire la nostra economia” senza “un piano per diventare pian piano indipendenti”. La posizione dem apre però uno scontro a sinistra.

Calenda chiede a Letta “soluzioni” oltre la “retorica”. Se non compriamo noi il gas, è il ragionamento che fa Stefano Fassina di Leu, Al Sisi ha “la fila fuori” quindi è “assolutamente inutile ai fini sacrosanti di avere giustizia per Regeni” dice. Mentre l’opposizione di Sinistra italiana punta il dito su chi prima si “indigna” per l’atteggiamento egiziano e poi “fa accordi sul gas”.

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