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Serve investire 400 miliardi nelle reti elettriche per accendere un’Europa pulita | Lo scenario

Secondo l’analisi di Eurelectric, per contenere gli effetti della crisi climatica bisogna puntare sullo sviluppo delle reti e su un loro nuovo disegno, che accolga la generazione distribuita e aumenti l’integrazione delle rinnovabili nel sistema elettrico europeo. L’appello dell’associazione delle compagnie elettriche esorta i Paesi dell’Ue a investire nelle reti di distribuzione per sostenere la transizione ecologica. Da qui al 2030 saranno necessari circa 400 miliardi d’investimenti nelle reti di distribuzione. Per raggiungere l’indipendenza energetica e dalla Russia, per Eurelectric, non serve importare nuovo gas da altri Paesi instabili, ma bisogna puntare sull’elettrificazione, che nell’Ue è stagnante intorno al 22%.

La sfida, si legge sull’Economia del Corriere della Sera, è di quelle ambiziose e tutt’altro che semplice da vincere. L’elettrificazione dovrà svolgere un ruolo centrale nella transizione ecologica europea, allargandosi a nuovi settori come l’edilizia e i trasporti, con l’impiego massiccio di pompe di calore, fotovoltaico e batterie negli edifici, auto elettriche e idrogeno verde nei trasporti. Ne consegue la necessità di aumentare la produzione elettrica da rinnovabili: per raggiungere l’obiettivo Net Zero, da qui al 2050 l’energia da fonti rinnovabili dovrà raggiungere una massa critica otto volte superiore a quella attuale.

La rete di distribuzione sarà l’elemento abilitante per la sua integrazione nel sistema e per questo va rinnovata e digitalizzata: nel momento in cui si trasforma in smart grid, aumenta la sua capacità di accogliere la produzione verde e di favorire consumi energetici decarbonizzati. Ma non si tratta soltanto di aumentare la capacità: per essere proiettate nel futuro, le reti dovranno unire e connettere gli attori della filiera, abbracciare ed accogliere il cliente, che deve diventare parte attiva di questa evoluzione. La principale conclusione dell’analisi di Eurelectric è che le reti di distribuzione europee avranno bisogno di investimenti per 375-425 miliardi fino al 2030.

Primo nel suo genere, lo studio condotto da Monitor Deloitte sulla base di dettagliati dati empirici provenienti da 10 Paesi europei, rivela la necessità di aumentare gli investimenti di rete del 50-70% negli anni Venti rispetto al decennio precedente. Allo stesso tempo, evidenzia una serie di notevoli vantaggi per la società che derivano dalla tempestiva modernizzazione dell’infrastruttura elettrica del continente. Una parte significativa delle esigenze d’investimento (180-210 miliardi complessivi) è guidata dalla necessità d’integrazione di rinnovabili variabili come solare ed eolico, il 70% delle quali sarà connesso a livello di distribuzione in media tensione (85-95 miliardi), nonché alla progressiva elettrificazione dell’industria e delle costruzioni (70-80 miliardi) e della mobilità (25-35).

l primo motore d’investimento, tuttavia, è la modernizzazione dell’infrastruttura a causa dell’invecchiamento (145-170 miliardi). Lo studio rileva che circa un terzo delle reti dell’Ue ha già più di 40 anni. È probabile che questa quota superi il 50% entro il 2030. A questi investimenti si dovranno aggiungere 30-35 miliardi di resilienza climatica delle reti e circa 5 miliardi di accumuli. Con ciò, il fabbisogno medio annuo aumenterebbe del 50-70% a 34-39 miliardi di investimenti, ma l’impatto sui prezzi dell’elettricità e sulle tariffe di rete sarà probabilmente moderato, se i responsabili politici e le autorità di regolamentazione forniranno le giuste condizioni quadro e un design tariffario intelligente.

D’altra parte, i vantaggi per la società europea sul piano dell’indipendenza e della competitività supereranno di gran lunga i costi: l’Ue potrebbe risparmiare oltre 175 miliardi di euro in importazioni di combustibili fossili all’anno e, in ultima analisi, ridurre i costi medi delle bollette di 28-37 miliardi a lungo termine. Lo studio dimostra inoltre che circa il 90% degli investimenti, o 30-35 miliardi di euro annuali, potrebbe essere realizzato da produttori e fornitori di servizi dell’Ue, contribuendo alla ripresa economica. Complessivamente, gli investimenti nelle reti di distribuzione sosterranno dai 440mila ai 620 mila posti di lavoro locali all’anno.

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