La svolta tedesca di Unicredit, che ha messo nel mirino Commerzbank, ridisegna la geografia del risiko bancario italiano, che rischia di perdere il suo ‘grande predatore’, potenziale acquirente, ad eccezione di Intesa, di praticamente tutte le banche nostrane: da Mps a Banco Bpm, da Bper alla Popolare di Sondrio, e persino, nelle trame più ardite delle banche d’affari, di Mediobanca e delle Generali.
Il blitz su Commerzbank deve aver fatto tirare un sospiro di sollievo a più d’uno degli amministratori delegati che correvano il rischio essere detronizzati dal ‘Ronaldo dei banchieri’, le cui mire su Bpm e Popolare di Sondrio sono state bruciate da una fuga di notizie e il tentativo di prendere Mps, nel 2021, è naufragato per divergenze sul prezzo.
L’integrazione con Commerzbank, confermano gli analisti di Mediobanca ed Equita, “diminuirebbe l’appeal speculativo in termini di M&A delle banche italiane”, che uscirebbero dai radar di Orcel.
In Borsa sono scivolate Mediobanca (-1,6%) e Banco Bpm (-0,8%), mentre ha corso Unipol (+1,9%) che si libera di un’insidia per le sue banche e di un potenziale contendente per Mps (+0,8%).
Con la virata di Unicredit, che in Italia non ha trovato le condizioni, anche di prezzo, per crescere, e con Intesa ormai ai limiti delle soglie Antitrust, il consolidamento bancario non potrà che passare dalla creazione di quel terzo polo bancario di cui la risanata Mps, in via di privatizzazione da parte del Tesoro, è destinata ad essere uno dei perni.
Le opzioni sul tavolo sono sempre le stesse e si contano sulle dita di una mano: Banco Bpm, il polo Unipol-Bper-Sondrio e il Credit Agricole, che però dalla sua ha l’handicap di essere straniera e di avere già un piede in Banco Bpm, di cui ha quasi il 10% del capitale e un’intesa nella bancassicurazione.
Ma i giochi sono rinviati al 2025 in quanto, al momento, i diversi protagonisti dichiarano di avere altre priorità.
Da un lato Bper è impegnata nel capitalizzare la forte crescita dimensionale realizzata negli ultimi anni con l’acquisizione di Carige e degli sportelli di Ubi Banca.
Il nuovo piano industriale, che sarà presentato il 10 ottobre, sarà “basato sulla crescita organica”, ha detto l’ad Gianni Franco Papa.
Un percorso analogo a quello già intrapreso da Banco Bpm e dal quale l’ad Giuseppe Castagna non ha intenzione di deviare per avventurarsi in complesse e rischiose fusioni.
Anche Carlo Cimbri, numero uno di Unipol, ha raffreddato le aspettative del mercato per una replica a Siena del film già visto con Bper e Sondrio, banche in cui Unipol ha acquisito una quota del 20% su cui ha fatto perno per garantirsi la distribuzione delle sue polizze.
D’altra parte Mps è vincolata da un accordo di bancassicurazione con Axa che, senza una onerosa chiusura anticipata, scadrà nel 2027.
A riscaldare i motori risiko potrebbe contribuire un nuovo collocamento di Mps – si parla di un 8-10% – da parte del Tesoro, che potrebbe arrivare entro la fine dell’anno e che permetterebbe al Mef di raccogliere altri 400-500 milioni di euro e ridurrebbe la presenza dello Stato.
Un passaggio che il blitz di Unicredit in Germania, suggerisce di gestire con rinnovata attenzione.
In Italia le banche estere hanno una quota di mercato del 10,1% nei prestiti e del 17,2% nei depositi e quelle con la presenza maggiore sono Credit Agricole, Bnp-Paribas e Deutsche Bank.
Viceversa Unicredit e Intesa sono gli istituti italiani con la maggiore proiezione internazionale.