Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[Il retroscena] I dubbi di Mattarella sul Bis: perché non Draghi? Ma è pronto al sacrificio per il bene del Paese 

Il Mattarella Bis si avvicina sempre di più, con una spinta senza precedenti che arriva dall’aula di Montecitorio e dal voto crescente, seduta dopo seduta, dei Grandi Elettori. Gli osservatori e i quirinalisti che seguono le vicende delineano questi scenari.

Il tormento

“Non è scontato né automatico, ma di fronte al caos — ragiona chi conosce nel profondo la psicologia del Presidente — il Presidente, cresciuto nella cultura della complessità, avvertirebbe su di sé il peso della responsabilità. Pertanto non lascerebbe il Paese nella tempesta – scrive Concetto Vecchio su Repubblica – La rielezione consentirebbe di lasciare a palazzo Chigi Mario Draghi, che potrebbe così ambire alla carica di Capo dello Stato tra qualche anno. La legislatura sarebbe salva. Anche se l’anno che ci separa dalle urne rischia di essere un replay della baraonda a cui stiamo assistendo in questi giorni. Nessuna illusione. Il compito di Mattarella risulterebbe più difficile di quanto ci si possa immaginare. Sono quindi ore di tormento”.

Le ragioni personali

“Si sta tirando per la giacca un Presidente della Repubblica di 81 anni – prosegue Il quirinalista di Repubblica- che ha ripetutamente espresso la sua contrarietà a una rielezione. Che ritiene il secondo mandato uno sfregio alla Costituzione, perché rischia di trasformare il Capo dello Stato in un monarca. Ci sono anche ragioni personali. Il desiderio di lasciare libera la figlia Laura, che con molta discrezione ha svolto il ruolo di first lady e che vorrebbe tornare alla propria professione di avvocato. Mattarella durante il settennato ha vissuto con grande frugalità, limitando all’osso ogni occasione conviviale con amici o conoscenti. Vorrebbe riprendersi la sua vita di prima”.

Perché non Draghi?

“Dai pochi spifferi di palazzo risulta che il presidente è ben saldo nei convincimenti noti; ai suoi occhi l’eventuale «bis» rimane una forzatura della Costituzione che si potrebbe giustificare soltanto alla luce di un’emergenza, per scongiurare un gioco al massacro, e in totale mancanza di soluzioni più praticabili. Ma davvero non ci sarebbero alternative a un suo secondo mandato?” scrive Ugo Magri quirinalista del quotidiano La Stampa.

“Com’è possibile che siamo precipitati così in basso? Se stamane si presentassero al Quirinale i rappresentanti di tutti i partiti, o perlomeno di quelli più rappresentativi, e da Enrico Letta a Giuseppe Conte, da Antonio Tajani a Matteo Salvini di comune accordo lo pregassero di restare, Mattarella solleciterebbe risposte chiare a queste domande” riflette Magri. 

“Chiunque al suo posto vorrebbe anzitutto capire di cosa si tratta, come diavolo siamo finiti in questa impasse, quali perverse logiche l’hanno determinato, per quale motivo toccherebbe proprio a lui farsene carico e non, per esempio, ad altre figure delle istituzioni che hanno generosamente offerto la loro disponibilità, a cominciare dal premier Mario Draghi”. 

“Oltre alle spiegazioni del caso, è lecito immaginarsi che dalle varie forze politiche Mattarella pretenderebbe garanzie di totale rispetto del suo ruolo e delle sue prerogative costituzionali. Troppo facile chiedergli, anzi supplicarlo di restare, salvo tra un anno, qualora dalle prossime elezioni politiche emergessero maggioranze diverse, contestare il presidente e trattarlo come un inquilino abusivo del Quirinale. 

Nessuna garanzia su breve durata

“Inutile aggiungere che, nel tentativo di convincere Mattarella, nessuno dei leader dovrebbe azzardarsi a ipotizzare un mandato breve, una presidenza a termine con la data di scadenza stampigliata sulla confezione come gli yogurt: un paio d’anni sul Colle e poi finalmente a godersi la compagnia di figli e nipoti. Concertare con i partiti una durata diversa dai canonici sette anni sarebbe, quello sì, uno strappo intollerabile della Costituzione” scrive Magri. 

“Nemmeno Giorgio Napolitano, che per ragioni anagrafiche si sapeva poco propenso a concludere il secondo mandato, accettò di dichiarare in anticipo il come e il quando se ne sarebbe andato. Né si sarebbe lasciato strattonare. Ma c’è da chiedersi se questa condizione – che inevitabilmente Mattarella dovrebbe porre – verrebbe accettata dai segretari dei partiti, sempre ammesso che tutti insieme si presentino a chiedergli il sacrificio di trattenersi. E dovrebbero farlo oggi”.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.