Francesco Vignarca sul Manifesto parla di quella che definisce ‘la follia del pensiero magico di Macron’:
“Una delle prospettive più rilevanti sulla tempesta perfetta armata che si abbatte sull’Europa, con le folli richieste di riarmo da ogni dove, è quella del ritorno sul tavolo della minaccia di escalation nucleare.
Ancora di più se questo sguardo, rivela elementi cruciali, proviene dall’osservatorio privilegiato della Terza conferenza degli Stati parti del Trattato contro le armi nucleari, in corso al Palazzo di Vetro dell’Onu.
Dove Stati e società civile, tra cui la nostra Rete Pace Disarmo, stanno cercando di porre rimedio alle politiche di supremazia nucleare dispiegate da alcuni Stati.
Scelte di pochi che però minacciano tutti, solo per poter mantenere una posizione di predominanza. In una fase storica recente già contraddistinta dal cambio di dottrina nucleare russa, e dallo spostamento in Bielorussia di alcune testate da parte di Putin – osserva Vignarca – l’apertura di Macron a un «dibattito con gli alleati europei» sul possibile uso della forza di dissuasione nucleare francese aumenta di un po’ la temperatura di questa escalation, per ora solo politica e verbale, davvero pericolosa.
Ma di cosa si tratta, veramente? C’è davvero qualcosa di strategico e concreto che possa cambiare la qualità della difesa militare dell’Europa?
In realtà al momento dall’Eliseo sembrano arrivare solo, come troppe volte successo negli ultimi anni, reazioni retoriche basate su pensiero magico, congiuntura politica interna e premesse sbagliate.
Questo elemento di possibile ‘nucleare europeo’, che molti mettono sul tavolo senza prefigurarne le conseguenze, si inserisce come elemento emblematico nelle scelte di riarmo della Commissione e, a cascata, di tanti Stati dell’Unione (prima tra tutte la Germania).
Certamente per smontare la follia bellicista in corso, basata su ricette che si sono già rivelate altamente fallimentari in passato e vengono riproposte come un martellante mantra grazie alla connivenza della maggioranza dei media, bisognerà partire ‘dal basso’ evidenziandone le contraddizioni.
E anche quanto tali scelte – conclude – andranno a distruggere le condizioni materiali e democratiche dei popoli che vorrebbero invece ‘proteggere’.”