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Il Conclave e le manovre geopolitiche | L’analisi di Stefano Folli

Stefano Folli su Repubblica parla delle ‘manovre geopolitiche sul Conclave’: “Ha suscitato una certa curiosità – scrive – la notizia che il presidente francese Macron, a Roma per i funerali del Papa, abbia riunito i cardinali francesi per poi lasciar trasparire sui media il suo discreto appoggio per l’arcivescovo di Marsiglia, Aveline.

Anche a Trump viene attribuito parecchio attivismo con i cardinali americani, a cominciare da Dolan: non perché questi sia un candidato verosimile — non lo è — ma in quanto possibile regista di una robusta corrente geopolitica.

Queste pressioni ricordano alla lontana quelle che un tempo erano prerogative dei grandi sovrani cattolici.

Ma più dei motivi religiosi pesavano gli equilibri di potenza in Europa.

Del resto nel Conclave non ci sono russi di cui tener conto: c’è invece una presenza ucraina e il tema non è insignificante.

E la Francia? Come detto, Macron ha capito e non da oggi l’importanza della posta in gioco, perciò si sforza di cucire i fili di una strategia opposta a quella trumpiana.

A tal fine – osserva Folli – pesano anche i suoi eccellenti rapporti con la Comunità di Sant’Egidio.

Parigi non è forte a sufficienza per influenzare un gruppo consistente di elettori, specie di fronte a una platea davvero globale come quella voluta dal pontefice deceduto.

Tuttavia può contribuire a consolidare un nucleo solido, se riuscisse a creare un’intesa con la forte chiesa tedesca (peraltro divisa al suo interno) e poi a estenderla a qualcuno dei Paesi dell’Est — dalla Polonia ai Baltici — uniti tra l’altro da una linea di dichiarata ostilità alla Russia di Putin.

In tutto ciò l’Italia conserva una linea di cautela, diremmo quasi di neutralità rispetto alle trattative tra i cardinali.

Non è nella tradizione italiana favorire cordate o addirittura riunire le porpore per influenzarle.

La storia secolare del Vaticano sul Tevere a qualcosa serve, insieme al distacco degli ultimi pontefici rispetto ai giochi politici romani.

Certo, a destra come a sinistra, si gradirebbe un Papa italiano.

L’Italia – conclude – si prepara al nuovo pontefice senza scivolare nelle inquietudini e nelle manovre di altri, non abituati ad avere il Papa in casa.”

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