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[Il commento] La classe media in agonia chiede protezione. Siamo davanti a una sfida epocale

La classe media è in agonia. Nel nostro Paese già segnato da decenni di stagnazione economica e mancata crescita industriale, la crisi energetica è stata il colpo di grazia ad un sistema produttivo già sfiancato dalla pandemia.

Completa il quadro la continua esposizione al rischio climatico del Belpaese che pochi sanno essere – per posizione geografica – la cavia perfetta dell’anticipazione degli sconvolgimenti ambientali che attendono a breve il resto mondo.

Dentro questo scenario appena sopra delineato appare assai puerile leggere il risultato elettorale di domenica solo con i paraocchi dell’ideologia politica.

L’Italia 2022 non ha scelto il sovranismo o il populismo, piuttosto ha cercato dentro le urne ciò che non ha trovato fuori: protezione.

E ha preferito le risposte che sono parse più coerenti e convincenti.

Chi ha pensato ad un traghettamento indolore dentro queste tempeste che si stanno sommando una su l’altra, ha commesso un grave errore, dimostrando di non volgere mai lo sguardo nella società che lo circonda.

Da troppo tempo il ceto medio è impaurito e disorientato come più volte sottolineato dalle analisi e ricerche di questo Osservatorio (https://www.ripartelitalia.it/lanalisi-il-rischio-poverta-in-italia-raggiunge-il-tasso-piu-alto-dal-1995/).

“Le urne hanno dato un risultato chiarissimo: l’Italia è un paese spaccato lungo linee marcate con l’evidenziatore – sostiene Christian Raimo, scrittore e intellettuale pungente – Ci sono quattro classi sociali: borghesia urbana ricca, borghesia urbana che vorrebbe essere ricca, ceto medio impoverito, e il sottoproleteriato. Queste quattro classi sociali hanno votato quattro blocchi diversi”.

Il contesto internazionale? Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), Ngozi Okonjo-Iweala, ha previsto una “recessione globale” poiché il  mondo è nella morsa di “crisi multiple”.  

Ecco perché c’è un pezzo d’Italia che ogni giorno che passa si scopre sempre più fragile, sempre più a rischio. Sempre più esposta ai rovesci di un contesto sociale che non controlla, che subisce.

Continuamente in balia di un improvviso tsunami.

Come difendersi quando il posto di lavoro traballa, la pensione non basta più, e quando anche l’azienda più sana rischia di chiudere per colpa di eventi improvvisi (bollette choc ad esempio)?

Come si riuscirà a tenere sotto controllo il debito pubblico e allo stesso tempo aiutare così ampie fasce di popolazione in difficoltà?

E’ questa la grande sfida che attende il Paese. E bisognerà essere uniti per affrontarla.

Dividersi, evocando fantasmi del passato o ideologismi, non aiuterà l’Italia 2022.

Servirà impegno, sacrificio, tante rinunce e buona volontà. Da parte di tutti.

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