Mentre si avvicina la scadenza per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Mediobanca (l’assemblea si esprimerà il 28 ottobre) in molti si chiedono quali liste prevarranno e che orientamento assumerà Leonardo del Vecchio, forte della sua quota di poco superiore 10%.
Le liste in campo sono tre. Quella proposta dal Consiglio che include due terzi di amministratori indipendenti e il 47% di rappresentanza femminile, è nel segno della continuità e vede la conferma di Renato Pagliaro e Alberto Nagel oltre alla candidatura di Francesco Saverio Vinci, Maurizia Angelo Comneno, Virginie Banet, Maurizio Carfagna, Laura Cioli, Maurizio Costa, Valerie Hortefeux, Maximo Ibarra, Elisabetta Magistretti, Vittorio Pignatti Morano, Gabriele Villa, Roberta Casali e Romina Guglielmetti. I nuovi ingressi sono esclusivamente rappresentati da Banet, Cioli, Casali e Romina Guglielmetti che non fanno parte dell’attuale Cda.
Anche la lista numero due, espressione di Assogestioni, (con una quota complessiva pari al 4,76% del capitale sociale) è in sostanziale continuità con la governance attuale ed è composta da Angela Gamba e Alberto Lupoi. In pratica conferma i due consiglieri di minoranza già presenti nell’attuale Board.
La numero tre presentata da Bluebell Capital Partners Limited e Novator Capital Limited (partecipazione complessiva pari all’1,04 % del capitale) e composta da William Nott, Elisabetta Oliveri, Riccardo Pavoncelli e Alessandra Gavirati. Lo stesso Giuseppe Bivona, fondatore del fondo attivista Bluebell commentando la lista a MF-Dowjones aveva spiegato: “Si tratta di professionisti indipendenti di alto profilo grazie ai quali vogliamo affrontare più volte le criticità che abbiamo evidenziato” all’istituto di Piazzetta Cuccia. I professionisti indicati – che provengono dal mondo del Corporate investment banking, del wealth management, dell’asset management e del private equity – potranno secondo Bivona contribuire ad esprimere questo valore.
C’è un però. Nott, con alle spalle una lunga carriera nell’asset management (e per 4 anni presidente dell’Efama) ha lasciato di recente la carica di ceo in B.Syz Asset Management. Pavoncelli ha guidato l’investment banking di Morgan Stanley e Lazard in Italia, per poi fondare Rhino Capital (private banking).
Se questi ruoli ricoperti in precedenza saranno senz’altro utili allo scopo di Bivona, ovvero rafforzare la aree legate al private banking, all’asset management e al private equity di Mediobanca, alcuni osservatori fanno presente che potrebbero essere in parziale conflitto di interessi secondo quello che gli inglesi definiscono “garden leave”. Tali manager hanno lasciato da poco le cariche e il passaggio ad aziende operanti nello stesso settore dovrebbe essere graduale e non immediato. Il tema è sensibile, viste anche le linee guida della Bce in materia di presidi interni, ma a onor di buon senso va sottolineato che le società citate non sono propriamente concorrenti diretti della banca di Piazzetta Cuccia.
Operano nello stesso settore ma gestiscono una quantità di masse ben diversa oltre a rivolgersi in alcuni casi a segmenti di clientela differenti. Il tema e’ controverso ma se le società da cui provengono non solleveranno obiezioni in proposito difficile che scoppi il caso.
In merito alla governance di Mediobanca oggi si è espressa anche Citi in un report dedicato. “Crediamo che la governance sia sempre importante, ma con il crescente focus sull’ESG, ora è ancor più sotto i riflettori”, evidenzia Citi. “Crediamo che Mediobanca abbia migliorato molto la sua guidance, redditività e strategia negli ultimi 10 anni. Il management ha fatto mosse strategiche che sono risultate in un mix di attività più resiliente e in opportunità per un maggior ritorno sul capitale”, aggiungono gli esperti. Per gli analisti il “mercato sarebbe negativamente sorpreso se il voto di Delfin, se espresso, non supportasse o la lista del Board attuale o quella proposta da un più grande gruppo di azionisti”.
A questo punto come si comporterà Mr. Luxottica? Nell’intervista al Messaggero ha inoltre aggiunto: “ho saputo da poco della presentazione di tre liste, valuteremo i profili dei diversi candidati e prenderemo la decisione migliore nell’interesse della banca”. Un passaggio che non è sfuggito agli addetti ai lavori: due di queste liste (quella del Cda e quella di Assogestioni) sono in continuità con l’attuale gestione, mentre la terza, quella del fondo attivista Bluebell, è critica nei confronti dell’attuale management. E, ufficialmente, Del Vecchio non ha escluso nessuna delle tre formazioni a priori.
Sebbene sia molto improbabile che l’imprenditore decida di accordare il suo voto alla lista del fondo di Giuseppe Bivona risulta singolare il fatto che un azionista in possesso di oltre il 10% non intenda intervenire sulle scelte strategiche e gestionali. Tanto più che ha già chiesto alla Bce e ottenuto l’autorizzazione a salire fino al 19,9%, quindi ad aumentare ulteriormente la presa sulla banca e il suo peso nel capitale.