Non esiste la giustizia ad orologeria, né tantomeno i decreti ad orologeria.
Anche se, maliziosamente, scrive sulla Stampa Nino Cartabellotta (presidente della Fondazione Gimbe), qualcuno ha voluto intravedere un’astrale coincidenza tra la pubblicazione del decreto-legge sulle liste di attesa e le imminenti consultazioni europee.
Quello che è certo che la bozza costruita dal ministro Schillaci è stata amputata dalla scure del Mef, gemmando due differenti provvedimenti: un decreto-legge (dl) ad effetto immediato ed un disegno di legge (ddl) che, dovendo seguire l’iter parlamentare, permetterà di prendere tempo per capire con quali risorse attuare tutte le misure previste.
Quello che è altrettanto certo è che l’emergenza delle liste di attesa rimarrà viva e vegeta ancora per molto tempo.
Ma per attuare tutte le misure disposte dal combinato dl+ddl serviranno tempo, stretta collaborazione delle Regioni e delle Aziende sanitarie e, soprattutto, risorse economiche.
Che non saranno facili da reperire visto che per il 2024 il ministro Giorgetti ha concesso solo 250 milioni di euro per defiscalizzare gli straordinari del personale sanitario, mentre tutte le altre misure che richiedono un impegno economico sono state relegate al ddl, quindi agli anni a venire.
Entrando nel merito delle misure introdotte dal dl, indubbiamente la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa permetterà di realizzare un monitoraggio rigoroso per le varie prestazioni sanitarie in tutte le Regioni con le stesse modalità.
Sicuramente di buon auspicio il superamento del tetto di spesa per il personale dal 2025, ma solo la prossima Legge di Bilancio permetterà di scoprire se c’è realmente volontà politica di rilanciare il capitale umano della sanità, oppure se sarà l’ennesima promessa mancata.
Lascia molto perplessi l’estensione delle visite diagnostiche e specialistiche anche al sabato e domenica: se i professionisti sono sempre gli stessi e già costretti a turni massacranti come faranno a erogare le prestazioni anche il sabato e la domenica?
E soprattutto come potranno rispettare la direttiva Ue sugli orari di riposo che prevede, oltre alle 11 ore al giorno, almeno un giorno intero (24 ore) di riposo a settimana?