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[L’intervento esclusivo] Greta Tellarini (Giurista): «Un “Patto per la parità di genere” nel settore portuale»

La parità di genere assurge ad obiettivo prioritario in un settore, come quello portuale, tradizionalmente e culturalmente maschile, grazie alla sottoscrizione da parte di Assoporti e di tutte le Autorità di Sistema Portuale (AdSP) di un “Patto per la Parità di Genere” nell’ambito del progetto Women in Transportthe challenge for Italian Ports, che verrà presentato in questi giorni attraverso diverse iniziative di sensibilizzazione, promosse da Assoporti e dalle singole Autorità.

Il settore marittimo si caratterizza, a livello globale, per una grave e persistente criticità sotto il profilo sia del gap employment gender, sia del gap pay gender. Secondo le stime fornite qualche anno fa dall’International Maritime Organization (IMO), a livello globale le donne impiegate nel settore marittimo rappresentano il 2% del milione e duecento mila marittimi in attività; a ciò si aggiunga che in media la differenza retributiva tra uomini e donne nel settore marittimo è pari al 45% e che solo una esigua percentuale (7%) delle donne impiegate nel settore marittimo ricopre ruoli manageriali.

In Italia la situazione si presenta altrettanto critica: nella realtà portuale italiana la presenza femminile in molti ambiti professionali, in associazioni di categoria, ai vertici delle Autorità di Sistema Portuale o delle compagnie armatoriali, è scarsa o del tutto inesistente.

In tale contesto interviene il “Patto per la Parità di Genere”, una dichiarazione di intenti “per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità”, redatta allo scopo di promuovere il pluralismo e le pratiche inclusive in ogni ambito professionale del mondo portuale, nonché di contribuire al successo e alla sostenibilità delle aziende del cluster marittimo.

L’adesione al Patto, quale impegno volontario, da parte delle Autorità di Sistema Portuale, delle imprese portuali, dei concessionari, contribuirà al superamento di ogni tipo di stereotipo e discriminazione nel mondo del lavoro portuale ed al raggiungimento degli obiettivi in esso contenuti attraverso azioni concrete e positive, con particolare riguardo alle pari opportunità tra uomo e donna.

La scarsa presenza femminile in settori, come quello marittimo e portuale, è dovuta a svariate ragioni di carattere socio-culturale, che hanno influenzato la nostra percezione individuale di normalità, a stereotipi che raccontano come certi settori professionali siano di dominio maschile o come la mentalità maschile sia più conforme a ruoli di leadership, alla difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita familiare, alla percezione di non possedere le competenze adatte. La parità di genere richiede, dunque, un profondo cambio culturale e sociale, in grado di combattere gli stereotipi di genere, che ancora permangono anche nelle nuove generazioni, difficilmente realizzabile in tempi brevi.

Pochi mesi fa il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, intervenendo con un videomessaggio al “Women Political Leaders Summit”, dichiarava come la disparità di genere sia immorale e miope e come l’impegno al suo contrasto debba rappresentare una priorità globale, indicando come obiettivo dell’Italia quello di “investire, entro il 2026, almeno 7 miliardi di euro per la promozione dell’uguaglianza di genere”.

Oggi, infatti, complice anche l’emergenza Covid, che ha fortemente acuito la disparità di genere in quasi tutti gli ambiti della vita, la questione ha assunto rilevanza prioritaria nell’agenda politica della Unione europea e la parità di genere è stata posta al centro degli investimenti finanziati dai Piani per la ripresa e la resilienza nel contesto del perseguimento degli obiettivi che l’Unione europea e l’Agenda 2030 hanno individuato in merito. L’Agenda 2030 fissa come quinto obiettivo per garantire lo sviluppo sostenibile quello del raggiungimento effettivo della parità di genere, che, peraltro, si pone come strategico e cruciale per il conseguimento di tutti gli altri obiettivi indicati dall’Agenda. Garantire la parità di genere non rappresenta solo il raggiungimento di un risultato numerico, ma è il presupposto per perseguire gli obiettivi di bene comune fissati dall’Agenda 2030 ed assicurare all’interesse pubblico un reale ed effettivo vantaggio.

Ciò è quanto il “Patto per la Parità di Genere” intende sostenere e promuovere ove il riconoscimento di pari opportunità “non rappresenta soltanto un atto di equità, di rispetto e di coesione sociale, ma contribuisce anche alla competitività e al successo dell’impresa/ente/istituzione” e, dunque, l’attenzione e la valorizzazione delle diversità possono costituire “un vero e proprio fattore di successo e di indiscusso progresso culturale, sociale ed economico”.

Il “Patto per la Parità di Genere” riconosce l’urgente necessità di giungere alla parità di genere nel settore portuale, al fine di ridurre e, quanto prima eliminare, le disuguaglianze di genere attraverso attività che puntino a valorizzare il ruolo delle donne nello shipping, quale fattore competitivo di sviluppo culturale ed occupazionale.

Gli ambiti prioritari di azione dovranno, dunque, riguardare il pari trattamento economico per gli uomini e per le donne; l’equilibrio tra attività professionale e vita privata; la pari rappresentanza nei processi decisionali; l’eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere; l’eliminazione degli stereotipi sessisti; la promozione della parità tra i generi nelle politiche esterne e di sviluppo; l’avvio di iniziative con tutti i datori di lavoro e con i responsabili dell’accesso alla formazione professionale operanti nell’ambito del cluster portuale, affinché adottino tutte le misure idonee alla promozione, all’analisi, al controllo ed al sostegno della parità di trattamento, a prescindere dalla differenza di genere.

E’ un patto che presenta tutte le potenzialità per incidere in maniera sistemica ed efficace sulla trasformazione di modelli culturali ed organizzativi del settore marittimo e portuale, attraverso l’adozione di misure “family-friendly” ed iniziative di sviluppo delle carriere femminili, mediante la costruzione di una cultura della “diversity leadership”, ovvero della diversità come ricchezza, e di una nuova visione della parità di genere, intesa non solo come acquisizione di diritti da parte di un genere, ma come assunzione di responsabilità da condividere insieme nella costruzione di un futuro migliore.

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