Agricoltura – dalle norme per l’applicazione transfrontaliera della direttiva sulle Pratiche commerciali sleali a quelle sull’inquinamento da uso di pesticidi – tutela della biodiversità e ripristino della natura, inquinamento da sostanze chimiche.
E poi i dossier rimasti aperti nell’ambito della strategia Farm to Fork, che vanno dalla legge sui sistemi alimentari sostenibili – che avrebbe dovuto essere approvata entro fine 2023 – alle norme sul benessere animale, in risposta all’iniziativa ‘End the Cage Age’ firmata da 1,4 milioni di cittadini dei 27 Paesi membri, fino alle leggi più stringenti sullo spreco alimentare.
Sono alcuni dei temi dell’Europa green su cui il nuovo Parlamento dovrà lavorare.
Insieme a emissioni e mercato energetico, eredità della precedente legislatura da portare avanti.
Con il pacchetto legislativo ‘Fit for 55%’ ultimato a ottobre 2023, scrive il Sole 24 Ore, l’Ue ha predisposto tutte le normative climatiche che i Paesi membri dovranno recepire.
Restano da capire le modalità con cui questo verrà fatto e l’impatto che potrebbero avere le revisioni previste da qui al 2030.
“Il Green Deal non si può smantellare con semplicità”, ha detto Francesca Bellisai, Eu policy advisor di Ecco, il think tank italiano per il clima.
“Tutte le legislazioni del Fit for 55% hanno clausole di revisione, alcune al 2026, altre al 2027 e 2028, ma per ognuna sarà la Commissione a dover prendere l’iniziativa con una proposta legislativa.
Significherebbe aver avuto una spinta sia dai capi di Stato verso la Commissione, ma anche da parte degli stessi commissari”, ha aggiunto.
Le normative già in vigore del Green Deal non sono poche, dal regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi, alle direttive sull’efficienza energetica (Eed) e sulle rinnovabili (Red), fino al regolamento sulle emissioni delle automobili.
Fra gli ultimi atti del Consiglio, l’approvazione del regolamento sul monitoraggio e la riduzione delle emissioni di metano e il pacchetto Gas e Idrogeno, attesi in Gazzetta Ufficiale per fine giugno.
Che cosa aspettarci adesso, con le destre che avanzano, ma non sfondano al Parlamento europeo?
“Uno scenario di continuità, al limite un rallentamento dell’implementazione di alcuni obiettivi del Green Deal – ha spiegato Bellisai –, mentre è da escludere sia da un punto di vista giuridico sia politico una sua revisione massiccia.
Alcuni file approvati potrebbero essere rivisti nel 2026, in particolare il Regolamento 631, che riguarda anche lo stop all’immatricolazione di nuove auto con motori a combustione interna a partire dal 2035, e la direttiva Ets2, il nuovo sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea.
Data la struttura del Fit for 55, un’eventuale revisione del regolamento auto avrebbe effetti su altre legislazioni come la direttiva sulle stazioni di ricarica per le auto elettriche o la direttiva sulle energie rinnovabili.
In generale, possiamo aspettarci maggiori investimenti sulla competitività industriale”.
In ogni caso, il Green Deal ha da tempo messo in moto road map settoriali per l’industria e piani di transizione energetica e tecnologica.
“Alle imprese servono certezze, perché in altri Paesi – gli Stati Uniti, con l’Inflation Reduction Act, e la Cina, la cui economia nel 2023 è cresciuta di oltre il 5% grazie agli investimenti nell’economia pulita – gli obiettivi sono chiari”, conclude Bellisai.
Nei piani dell’Ue, un flusso constante di finanziamenti dovrebbe essere garantito anche dal Fondo sociale per il clima, che dovrebbe entrare in vigore nel 2026 ed essere alimentato dai ricavi del nuovo sistema Ets2, la cui partenza è prevista per il 2027.
Se non ci saranno ritardi.