Ma davvero, davanti all’Europa che va alla guerra mentre Russia, Ucraina e USA stanno trattando la pace, svenandosi con una cifra pazzesca e un’impresa velleitaria, il problema del nostro Paese è il giudizio storico sul Manifesto di Ventotene?
Sarebbe stato un tema significativo sul piano storico e politico, afferma Marcello Veneziani su la Verità, affrontare in un convegno questo mito, questo dogma di Ventotene; ma farlo davanti a una questione così grossa, grave, cocente mi sembra per metà una follia ideologica e per metà una diversione furba.
Come avrete capito, continua Veneziani, mi riconosco appieno nella civiltà europea, ammiro la sua storia millenaria, so distinguere tra la grande storia e i titoli di coda in appendice.
E per Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nutro il rispetto verso tre uomini coerenti che patirono il confino per le loro idee. Ma quelle idee non sono le mie, e non portarono bene all’Europa.
Ora, capisco che si possa avere un’altra idea dell’Europa e della politica, ma ritenere che quella sia l’unica idea giusta dell’Europa, che quel Manifesto sia un dogma e una verità di fede che non si può discutere se non a patto di essere blasfemi e dissacratori, a me pare una follia e un esercizio di cecità.
C’erano infatti due modi per fare l’Europa. Uno è quello di integrare le nazioni europee in un progetto confederale e condiviso; quello, per intenderci, che De Gaulle definì l’Europa delle patrie.
L’altro è quello di disintegrare le nazioni in un progetto utopistico e velleitario, in cui l’Europa è solo il gradino per una specie di Internazionale socialista e libertaria, ritenendo che non i nazionalismi ma le nazioni, le patrie, fossero un male da sradicare.
La prima Europa discende dalla sua storia e dalla sua civiltà, proviene dalla grecità, dalla romanità e dalla cristianità, riconosce la sovranità degli Stati e l’identità delle nazioni.
La seconda Europa ritiene invece di essere figlia del cosmopolitismo dei Lumi e della guerra di liberazione dalle religioni e dalle tradizioni, dalle patrie e dalle sovranità nazionali, nel nome di un progressismo radicale, individualista per quel che concerne il suo «liberalismo» e socialista per quel che riguarda il suo «egualitarismo».
Il motore e il riferimento dei primi è l’Europa dei popoli, quello dei secondi è l’Europa delle oligarchie illuminate, le minoranze che detengono la verità.