Il presidente della Liguria Giovanni Toti si scusa per la forma ma non fa marcia indietro sulla sostanza di quel suo tweet che ieri ha scatenato un putiferio.
Nel tweet è scritto che la maggioranza dei morti sono persone «per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese». Suona terribile.
«È un passaggio scritto in modo maldestro e mi dispiace se ha ferito qualcuno. Ma la sostanza è chiarissima».
Evidentemente no, se non lo ha capito nessuno.
«Non è piacevole chiedere sacrifici alla popolazione. Ma per il nostro presente e il nostro futuro, è più giusto adottare politiche che contengano il danno proteggendo i più fragili e più esposti, gli over 75 anni che rappresentano il 90% dei morti, o impedire che vadano a scuola, all’università, a lavoro persone giovani, sane, che spesso sono asintomatici o superano senza problemi la malattia?».
Ma il suo tweet fa pensare a un sacrificio sopportabile, quello delle vite degli anziani, rispetto a uno insostenibile, quello della produzione.
«È il contrario. Io dico che non ha senso che in guerra vadano allo stesso modo gli ottantenni come i ventenni, dico che il peso in questa fase deve essere portato da chi le forze le ha, proteggendo chi non le ha».
Che significa?
«Che prima di pensare ad ulteriori chiusure di attività che servono al sostentamento del Paese e anche a pagare le pensioni, bisognerebbe adottare interventi differenziati. Vogliamo immaginare per esempio fasce orarie nei supermercati, alle poste, in banca dedicate ai più anziani? A bonus taxi per gli over 75 perché non debbano usare mezzi pubblici?».
Non c’è un rischio ghetto?
«Non è ghetto, è protezione. Mio padre ha 81 anni, è cardiopatico, sta molto attento ad uscire di casa e fa bene. Mia sorella ha 50 anni, fa la commessa, se il suo negozio chiude non avrà più lavoro. Chi va protetto e chi deve continuare a fare la sua vita?».








