«Solo unendo le due diverse sfide della green revolution e della giustizia sociale nascerà un nuovo progressismo». Sono le parole rilasciate da Anthony Giddens, sociologo e politologo inglese membro laburista della Camera dei Lord, alle pagine del Corriere della Sera di fine maggio.
Giddens afferma che siamo entrati in un’era di «grandi opportunità e rischi», per affrontare la quale è necessaria «una nuova forma di progressismo», una sorta d quarta via, fusione tra green revolution e lotta alle diseguaglianze.
Per Giddens è molto difficile fare previsioni per il futuro: «perché non c’è mai stata una crisi come questa, che paralizza il mondo intero e viene condivisa da tutti attraverso il web. Quella che stiamo attraversando è una digi-demia, la prima pandemia digitale della storia. Sta a noi coglierne le opportunità e scongiurarne i rischi».
E sono due le principali minacce per il futuro: la prima è sanitaria, se ci sarà una seconda ondata di contagi, la seconda è politica, con le elezioni presidenziali americane di novembre che potrebbero far precipitare gli Stati Uniti nel caos.
Per quanto riguarda l’Europa «concordo con Macron: per l’Unione europea questo è il momento della verità. La pandemia può rivitalizzare la Ue o distruggerla».
Non manca un pensiero anche per l’Italia: «Un Paese come l’Italia ha tutto il diritto di ricevere sostegno. Se l’Italia affonda anche l’Ue affoga. Serve una risposta unitaria. Le manovre che Matteo Salvini lascia intravedere porterebbero alla bancarotta, l’Italia non può uscire dall’euro senza averne conseguenze catastrofiche. Mi auguro che non accadrà».
Un tema che sarà centrale nei prossimi anni sarà la maggiore presenza o meno dello stato nell’economia dei paesi occidentali. «Se Joe Biden diventerà presidente degli Stati Uniti è probabile che favorirà un massiccio aumento della spesa pubblica per ridurre le disuguaglianze, e la sua politica influenzerà altri paesi nella medesima direzione. Ciononostante, credo che il peso della libera impresa resterà fondamentale negli Usa, come altrove. Non ci sono le condizioni per un ritorno a economie centralizzate o a qualche forma di socialismo vecchia maniera».
La strada per affrontare il 21esimo secolo, tuttavia, deriva dalla fusione dell’ambientalismo della green revolution con l’esigenza di combattere le diseguaglianze. Anche perché «nei prossimi anni potremmo sviluppare forme di super-intelligenza in grado di risolvere la maggior parte dei problemi odierni e conquistare il cosmo. Ma anche mettere in moto l’estinzione della nostra specie. I rischi sono enormi. Ma anche le opportunità».








