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Franco Massi, Segretario Generale Corte dei Conti: “PNRR, noi al servizio dell’interesse nazionale. Occorre impedire gli errori” | L’intervento

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta per il nostro Paese un’occasione unica di crescita e di ammodernamento.

Per i prossimi dieci anni, le 35.000 stazioni appaltanti operanti in Italia dovranno impiegare, a livello nazionale e locale, i 207 miliardi di euro assegnatici dall’Unione europea. Nell’impiego di questi fondi, il fattore tempo assume particolare valenza, anzi rappresenta un elemento essenziale. Se le risorse del PNRR non saranno spese tempestivamente, diventerà persino inutile che siano spese: un’opera pubblica tardiva, come un servizio pubblico tardivamente reso, sono talvolta un’opera inutile e quasi sempre un servizio pubblico inutile.

Alla speditezza degli investimenti deve necessaria- mente corrispondere una speditezza dell’azione amministrativa, che non può significare, però, una spesa senza controlli o con controlli “allentati”. La comune esperienza ci insegna che la semplificazione delle procedure induce spesso la criminalità organizzata a incrementare la propria attività, e le misure legislative di “alleggerimento” della responsabilità rischiano di dare spazio non solo e non tanto a chi, in buona fede, vuole rendere in tempi rapidi un servizio utile al Paese, ma anche a chi, in malafede, vuole insinuarsi nelle pieghe del sistema per distrarre risorse pubbliche.

Allo stesso tempo, però, la rete dei controlli non può permettersi di rallentare l’azione amministrativa, con il rischio di violare il parametro di tempestività posto dal Piano.

Occorre, dunque, conciliare in maniera adeguata “tempestività” e “legalità” dell’azione amministrativa, e la ricerca di un equo contemperamento di questi interessi ci induce ad una sfida prima di tutto culturale, che coinvolge, da un lato, la responsabilizzazione dei funzionari pubblici e, dall’altro, il consolidamento della cultura dell’audit, con un cambiamento del sistema dei controlli, che dovranno essere a tutto campo: preventivi, successivi e concomitanti; di legalità, di regolarità e sulla gestione.

Già Cavour diceva che gli incapaci e i disonesti vanno cacciati. Ma gli innocenti – il 50% circa dei funzionari indagati dalla magistratura contabile, che si vedono ingiustamente la carriera rovinata – vanno protetti, come pure vanno aiutati i prudenti, i dubbiosi, gli spaventati dalla firma. A questo serve il sistema dei controlli operato dalla Corte dei conti: non solo a perseguire obbiettivi di deterrenza, ma – con il controllo preventivo, con la funzione consultiva e con il controllo concomitante – a rassicurare, consigliare e impedire errori ad amministratori e operatori.

È un quadro complesso, insomma, quello in cui si calano le ingentissime risorse del PNRR, sulle quali, tuttavia, occorre necessariamente fare affidamento per tentare di offrire alle future generazioni un sistema-Paese in grado di accoglierle e di garantire loro un adeguato sviluppo sociale ancor prima che economico.

È necessario, dunque, che cittadini e operatori economici siano coscienti dell’impiego delle risorse sot- tratte dal libero utilizzo personale per essere dedicate al bene comune.

Diffondere la cultura giuscontabilistica significa rivolgersi all’intero sistema-Paese, in maniera chiara e comprensibile a tutti, spiegando come vengono impiegati i soldi che ogni anno confluiscono nell’erario pubblico; significa un cambiamento di percezione delle Istituzioni – fisco e magistratura contabile in primis – che di quel prelievo e di quell’utilizzo sono ga- ranti.

Spendere bene non significa solo spendere in maniera legittima, ma vuol dire, innanzitutto, guardare non più e non solo ai risultati immediati, bensì al cambiamento di sistema indotto da quei risultati: una spesa corretta sul piano della legittimità formale non significa necessariamente una spesa giusta nella sostanza.

Il recente convegno di Palermo – i cui atti sono appena stati pubblicati – è stato intitolato “Giustizia al Servizio del Paese” (dove la S maiuscola non è un errore tipografico), proprio a significare che la magistratura, nelle sue tre declinazioni, ordinaria, amministrativa e contabile, costituisce un anello di chiusura del sistema democratico, garantendo a tutti il rispetto delle regole di convivenza, regolando gli eventuali conflitti e sorvegliando il corretto impiego delle risorse pubbliche.

In questo senso, la Corte dei conti, “dando conto” della bontà della spesa pubblica, si fa interprete dell’interesse nazionale.

Per questa ragione il continuo dibattito sull’argomento ha una funzione essenziale, e per questa ragione la Corte dei conti partecipa a ogni occasione di confronto e di riflessione, non ultimo con i contenuti pubblicati nella Rivista e nei suoi Quaderni.

L’Istituto e i suoi componenti, ovviamente, non possono che agire sul piano de iure condito: spetta al Legislatore, dunque, approntare ogni più opportuna iniziativa affinché la più antica Magistratura dell’Ita- lia unita possa utilmente persistere nel complesso ed articolato percorso di affiancamento della pubblica amministrazione italiana, certamente evoluta ma talvolta chiamata ad operare in un sistema socio-economico non perfettamente compatibile con il diritto positivo vigente.

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