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Fabio Panetta, Governatore Banca d’Italia: “La UE rafforzi l’economia e la sicurezza per essere competitiva” | La Lectio magistralis

PANETTA-23-aprile-2024

Di fronte alle dispute geopolitiche e alle guerre che “generano rischi economici e ostacolano gli scambi internazionali di beni e servizi, fino a provocare una frammentazione dell’economia mondiale”, bisogna “rafforzare l’economia europea, riequilibrando il suo modello di crescita e valorizzando il mercato unico, rendendola più competitiva, ponendola all’avanguardia in campo tecnologico ed energetico, mettendola in grado di difendere la propria sicurezza esterna e conferendole la forza e l’autorevolezza necessarie per contare nel mondo e contribuire al dialogo e alla cooperazione tra paesi”.

Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nella lectio magistralis in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze Giuridiche Banca e Finanza da parte dell’Università Roma Tre, un riconoscimento che ha “particolarmente gradito” per “la possibilità che io possa rappresentare da qui in avanti un esempio per anche un solo studente della sua vita accademica, professionale e lavorativa”.

Nel suo intervento, Panetta ha sottolineato l’importanza dell’investimento in tecnologia, della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e della regolarizzazione dei flussi migratori. “L’economia europea non può più fare affidamento su un’offerta stabile di risorse energetiche importate a basso costo e rimanere dipendente dai combustibili fossili”, ma deve “incrementare la produzione di energia pulita senza escludere alcuna tecnologia, promuovendo la decarbonizzazione dei processi industriali e investendo in una rete infrastrutturale integrata per gas ed elettricità” per contenere “i costi dell’energia, contribuendo a migliorare la nostra competitività”.

Inoltre bisogna rafforzare anche la competitività nel settore della tecnologia e “ridurre la dipendenza dall’estero”, oltre che “espandere gli investimenti pubblici e privati nelle tecnologie avanzate, portandoli ai livelli dei paesi più attivi e valorizzando i centri europei all’avanguardia in comparti quali l’intelligenza artificiale, la robotica, le infrastrutture digitali e di comunicazione, l’esplorazione spaziale e le biotecnologie”.

La riconfigurazione delle filiere produttive globali “offre un’occasione per rilanciare l’economia del Mezzogiorno d’Italia”, ma “occorrono politiche di attrazione dei capitali e il rafforzamento di fattori di contesto produttivo come la dotazione di infrastrutture, la disponibilità di risorse di lavoro qualificate, l’efficienza delle Amministrazioni pubbliche. È essenziale perseguire con decisione gli obiettivi stabiliti in questi ambiti dal Pnrr”.

In un’Europa che sta affrontando la sfida dell’invecchiamento e del calo della popolazione, “per evitare un forte calo dell’offerta di lavoro e quindi della crescita potenziale dell’economia, occorre uno sforzo significativo per consentire un ingresso regolare e controllato di immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro: la questione dei flussi migratori non può essere affrontata dagli Stati membri singolarmente, una politica di immigrazione comune a livello europeo è necessaria sia per evitare squilibri tra Stati membri” ed “è essenziale per attrarre lavoratori qualificati”.

Nell’attuale contesto internazionale, l’Europa deve rafforzare “la capacità di garantire autonomamente la propria sicurezza esterna: il bilancio militare europeo è tuttora di dimensioni limitate ed è caratterizzato da un’elevata frammentazione tra paesi che sbilancia la spesa verso le retribuzioni del personale e provoca sovrapposizioni di progetti, riducendone l’efficienza”. Per questo servono “investimenti comuni a livello europeo”, che “consentirebbero anche di evitare duplicazioni di spesa” e di liberare quindi “risorse da destinare alla realizzazione di infrastrutture e alle attività di ricerca e sviluppo”.

Investimenti coordinati e finanziati a livello europeo “sono necessari per conseguire economie di scala e generare benefici per tutti i paesi. Eviterebbero duplicazioni di spesa e distorsioni del mercato unico, che sarebbero invece inevitabili se i progetti fossero realizzati a livello nazionale. Ed eviterebbero che la spesa possa ridursi nelle fasi di congiuntura sfavorevole, risultando prociclica” e “rappresenterebbero un potente volano per attrarre risorse private”. Inoltre “il ricorso al bilancio della UE per finanziare investimenti in beni pubblici comuni determinerebbe forti vantaggi per la stessa governance europea”.

Con programmi di spesa su scala comunitaria, “la politica di bilancio europea non sarebbe più la semplice somma delle politiche nazionali, ma potrebbe essere definita in funzione delle esigenze dell’economia dell’area. Ciò garantirebbe coerenza tra l’orientamento della politica fiscale e quello della politica monetaria e consentirebbe di compiere un passo decisivo verso il completamento dell’Unione economica e monetaria”.

Per Panetta, “l’Europa deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei paesi che la compongono: i paesi europei possono avere successo soltanto unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria, con un’integrazione più stretta in termini sia finanziari sia fiscali. Occorre riconsiderare il modello di crescita europeo. Negli ultimi due decenni, l’economia della UE ha fatto eccessivo affidamento sulla domanda estera e ha penalizzato la domanda interna, al contrario degli Stati Uniti” ma “gli shock globali rendono questa strategia di crescita meno sostenibile e più rischiosa. In prospettiva, la UE dovrà rafforzare la domanda interna e valorizzare il mercato unico”.

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