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[L’intervento] Francesco Mastrandrea (Presidente Confagricoltura Giovani): «Vi spiego come il PNRR aiuterà l’agricoltura ad agganciare il futuro»

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Francesco Mastrandrea, Presidente Confagricoltura Giovani, ha preso parte al webinar “L’eccellenza agroalimentare Made in Italy”, organizzato dall’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia e moderato dal Professor Enrico Al Mureden. Riportiamo di seguito il suo intervento integrale.

“Il comparto agricolo, che ha un impatto importante sul PIL (insieme alla filiera agroalimentare) è stato ed è un comparto importante, anche nel tempo pandemico. In particolare, la componente giovane degli imprenditori agricoli si dimostra al contempo la parte più frizzante ma anche più debole. Infatti, nel comparto agricolo, la fase di startup ha una dorata più elevato rispetto a quella di imprese di altri settori.

Anche per questa fisiologica proiezione sui tempi lunghi dell’agricoltura, gli agricoltori – veri e propri “custodi della terra” – si sono storicamente dimostrati degli innovatori per tradizione, in grado di vivere e anticipare i cambiamenti epocali, come ad esempio quelli legati ai mutamenti climatici.

In questo contesto, il PNRR assume una cruciale funzione di incentivo per i giovani imprenditori, in quanto agevola il cambiamento richiesto dalle condizioni attuali, nel contesto di una riforma della politica agricola comune, a sua volta strettamente legata al consumo di cibo. I fondi andranno dunque sfruttati al massimo per impostare il cambiamento dell’agricoltura, nei tempi che le sono propri, come detto dilatati rispetto ad altre tipologie di impresa.

In questa prospettiva, l’Italia ha nella biodiversità e nell’originalità dei prodotti della filiera agroalimentare indubbi punti di forza. Vanno quindi sostenute le filiere in difficoltà e va accompagnato e rafforzato il successo delle c.d. filiere di élite (quale ad es. quella del vino), le quali – anche agendo sulla regolamentazione – possono meglio aggredire gli spazi sul mercato internazionale.

Ma l’attenzione al (giovane) imprenditore agricolo non va limitata all’aspetto economico-finanziario. Intorno all’imprenditore agricolo ruotano infatti tematiche quali l’abbandono del suolo e dei territori rurali, dalla cui gestione dipende il successo delle politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico. I giovani imprenditori agricoli possono avere un ruolo centrale nel rafforzamento della produzione interna, con l’obiettivo dell’autosufficienza (ad es. l’Italia ha una produzione deficitaria di olio e potrebbe imitare il lavoro di potenziamento della filiera fatto in Spagna), perché come detto gli investimenti in agricoltura vanno compiuti con un orizzonte di riferimento di 5/6 anni.

Ma essi possono anche guidare l’apertura del comparto a innovazioni di prodotto e di processo, spingendo a ripensare intere filiere per adattarle ai grandi cambiamenti (si pensi al cambiamento climatico, i cui effetti sono sempre più evidenti, come ha dimostrato l’importante gelata di quest’anno che ha messo a rischio la produzione di frutta in Italia). Tale transizione va compiuta nel collegamento stretto tra imprenditori agricoli e agroalimentari, per valorizzare almeno quelle eccellenze e quell’italianità imitata nel resto del mondo mediante il c.d. Italian sounding, il quale conferma che lo spazio di mercato c’è (il giro d’affari dei prodotti di imitazione delle eccellenze italiane è pari a circa 80 miliardi di euro), ma servono gli investimenti per raggiungere questo mercato. In tal senso, il PNRR rappresenta un’occasione fondamentale.

Nell’intraprendere tali sfide, l’agricoltura dispone già di figure professionali “del futuro”, in quanto essa è già cambiata radicalmente, integrandosi sempre più con la filiera agroalimentare, sino ad affacciarsi direttamente sul mercato. Le nuove competenze dell’imprenditore agricolo di oggi spaziano dalla lettura dei dati mercato alla comprensione della supply chain, dall’interpretazione della value chain alla gestione rapporti tra operatori di filiera. Se, prima, il mercato era piccolo e a comparti stagni, oggi l’operatore agricolo deve gestire in prima persona la correlazione con la fase di trasformazione di prodotti, tenendo in considerazione anche i sempre più importanti aspetti di sostenibilità energetica, strettamente connessi alla produzione agroalimentare.

In questa prospettiva, i contratti di filiera – che il PNRR espressamente prende in considerazione – possono promuovere un piano formativo di filiera, consentendone una riorganizzazione che metta in relazione differenti lavori e lavorazioni, e agevoli l’incontro tra produzione e offerta. L’industria infatti deve collaborare con la produzione primaria, compiendo definitivamente e nel complesso quel passaggio culturale da tempo affrontato dagli imprenditori agricoli. Ciò consentirà non solo la ripresa dell’agroalimentare per l’autosufficienza nazionale, ma anche la promozione dell’impresa agricola italiana sul mercato internazionale, che è quello che maggiormente valorizza i nostri prodotti”.

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