Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[L’analisi esclusiva] Facciamo chiarezza sul Mes. Ecco i 6 punti essenziali

Volete la troika? Allora, bocciate la riforma del Mes.

Dire che il dibattito sul Fondo Salva-Stati è diventato un grande pasticcio è una grossolana sottovalutazione. Il dibattito assomiglia piuttosto a quelle mischie del rugby dove, nel fango, nessuno sa più dove sia finita la palla.

Per gli studiosi della narrazione politica – ovvero di come il modo di raccontare la politica influenzi le scelte vere e proprie – è il capolavoro di Matteo Salvini e della Lega, che sono riusciti a intrappolare nella loro narrazione del Mes i 5Stelle, fino a renderli prigionieri della loro stessa retorica.

Proviamo, allora, a fare l’elenco della lunga serie di paradossi, equivoci, manipolazioni, vicoli ciechi in cui è affogato il dossier Mes.

1 – Gli strali della polemica sull’Italia vittima del Fondo Salva-Stati si sono concentrati sul nuovo sportello del Mes, quello creato la scorsa primavera per far fronte all’epidemia.

E’ un atteggiamento insensato.

I fondi messi a disposizione con questo nuovo sportello (240 miliardi di euro, all’Italia ne spetterebbero 36) sono esplicitamente e dichiaratamente privi di qualsiasi vincolo e condizione, tranne che la spesa relativa non può essere permanente (si può comprare un ventilatore, non si può assumere un’infermiera) e deve effettivamente (pare ragionevole) riguardare la sanità.

L’idea che l’Italia possa farne a meno perché dispone di risorse finanziarie abbondanti per la sanità risulta fantasiosa sulla base del dibattito sul bilancio 2021 e sulla manovra.

E’ vero, invece, che il ricorso a questo sportello del Mes risulta, oggi, meno conveniente di quanto fosse a primavera, perché il costo del debito italiano è crollato.

I fondi del Mes vengono erogati a tasso zero, i normali Btp emessi sul mercato costano al Tesoro lo 0,60 per cento l’anno.

Si tratta piuttosto di decidere se si preferisce avere come creditori i governi europei (interessati alla stabilità finanziaria dell’eurozona) o gli operatori di mercato (che possono essere tentati dalla speculazione).

Comunque, ci sono altri due anni per decidere se chiedere i fondi o no. Non pare il caso di scaldarsi tanto.

2 – Vincoli e condizioni esistono, invece, per il ricorso allo sportello principale del Mes, quello sulla cui riforma il Parlamento si deve esprimere in questi giorni e che è totalmente distinto dal Mes-sanità. Qui, sembra sfuggire totalmente nel dibattito una premessa decisiva: il Mes esiste già. Non si tratta di istituirlo, ma di riformare quello che prevede il trattato, in vigore dal 2012. Il Fondo Salva-Stati esistente è quello della troika, il triumvirato Commissione Ue-Bce-Fmi, che ha gestito, secondo il mantra dell’austerità, la torturata uscita dalla crisi finanziaria della Grecia. La riforma in discussione ammorbidisce le direttive di intervento del Fondo, allarga il ruolo e il peso, nella valutazione degli squilibri dei singoli paesi, della Commissione di Bruxelles, un organismo politico, più indipendente dai governi dei paesi del rigore. Se si boccia la riforma, non si abolisce il Mes, si resta, semplicemente, con il Mes che c’è già oggi.

3 – Votare la riforma non significa affatto chiedere l’intervento del Mes in Italia, che è un atto separato, distinto e, a questo punto, anche piuttosto remoto.

4 – Il board del Fondo prende decisioni con la maggioranza qualificata dell’85 per cento dei voti. L’Italia dispone di una quota di voti pari al 17 per cento. Nessuna decisione può essere, dunque, imposta all’Italia, se l’Italia non è d’accordo.

5 – Bocciare la riforma bloccherebbe una cosa per cui l’Italia si è a lungo battuta e che, in questi mesi, appare di cruciale importanza: l’intervento del Fondo Salva-Stati per tamponare, con soldi europei, messi in comune da tutti i paesi, le crisi bancarie. La tesi che questo salvagente interessi più le banche tedesche che quelle italiane si basa su una lettura, come minimo, affrettata dei fatti. Le banche tedesche sono fragili, perché imbottite di derivati, cioè titoli e strumenti che possono esplodere fra le mani, in caso di crisi finanziaria internazionale. Le banche italiane sono deboli perché hanno una quota di crediti in sofferenza o inesigibili più alta della media europea.

Nel futuro immediato del dopo-Covid, la seconda fragilità è più allarmante della prima, perché gli esperti danno per scontata, a partire dai prossimi mesi, un’ondata di fallimenti di aziende (e debitori) che verranno private dell’ombrello fornito dalle garanzie statali e dalle moratorie dei prestiti, varate dai governi durante l’epidemia. L’ondata di fallimenti riguarda tutti i paesi, ma, più alta la quota dei crediti dubbi, più preoccupante la situazione delle banche. Dunque, quelle italiane. L’esistenza di una ciambella europea rassicura tutti.

6 – Come tutti i progetti europei, il testo della riforma del Mes è frutto di un delicato e complesso compromesso. Il capitolo salva-banche è il motivo per cui il varo della riforma del Mes appare, in questo momento, urgente e necessario. L’apparato salva-Stati, invece, anche se meno concretamente minaccioso di come lo si dipinga, può sfociare in qualcosa di molto diverso dalla missione con cui era stata messa in cantiere, tre anni fa, la riforma. Su questo qualcosa l’Europa ancora non si è chiarita le idee: cosa significa stabilità finanziaria, rigore di bilancio, conti in ordine dopo che la bufera del Covid ha portato agli eurobond e ai sussidi a fondo perduto del Recovery Fund? Il vero dibattito sta lì.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.