Per la prima volta dal suo insediamento, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Fabio Pinelli ha rilasciato in via esclusiva un’intervista dal direttore dell’Osservatorio Riparte l’Italia, Giuseppe Caporale, durante gli Stati Generali della Ripartenza che sono in corso a Bologna.
“Grazie al Presidente Mattarella, esempio straordinario di come deve essere un uomo di Stato e per l’amore che dimostra ogni giorno per il Paese”. Con queste parole il vicepresidente Pinelli ha fatto riferimento al Presidente della Repubblica durante il suo intervento: “Il Presidente ci ha fatto pervenire una missiva per complimentarsi del lavoro che stiamo svolgendo e il 30 novembre ci onorerà della sua visita. Avremo modo di consegnargli il primo rapporto stilato dal CSM sul primo periodo del nostro lavoro”.
Sono stati nove mesi intensi quelli appena trascorsi in cui il CSM è stato chiamato ad un cambio di passo per il bene del Paese. “Il primo contributo che abbiamo cercato di dare è stato quello nell’ottica del funzionamento del sistema giustizia”, ha raccontato Pinelli. “La precedente legislatura veniva da un periodo molto agitato, con 5 dimissioni e molti scandali, e ci ha lasciato in eredità un arretrato di lavorazione del 63%. In questi 9 mesi lo abbiamo ridotto del 33%. Un esempio su tutti è quello della vacanza prolungata negli uffici dei direttivi. Se il Tribunale dei Minorenni di Roma deve aspettare 2 anni per avere la nomina di un Presidente, è chiaro che non può funzionare e che le ricadute siano in primis proprio sui cittadini”.
Altro elemento importante è chiedersi che tipo di sistema giudiziario immaginiamo per il nostro Paese, perché da questa premessa deriva tutto il resto: “La giustizia non può risolvere tutta la conflittualità presente nella società”, ha precisato il vicepresidente. “Come diceva Aldo Moro, la società civile viene prima di quella politica, non si può scaricare tutto sulla giustizia. Serve una diversa acquisizione di consapevolezza sul ruolo che la giustizia deve svolgere nelle relazioni sociali”.
Viene quindi naturale chiedersi che rapporto debba esistere secondo questa visione tra politica e magistratura, che secondo Pinelli “sono fisiologicamente destinate a confrontarsi, a volte anche in modo conflittuale. Quello che è importante è che ci sia il rispetto del perimetro istituzionale affidato ad ognuna delle due parti in causa, e questo non sempre si è verificato”.
In questo senso, anche la riforma avviata sul Consiglio può dare un contributo significativo: “La nostra prima missione è stata quella di riportare l’attività del Consiglio al ruolo che gli viene attribuito dalla Costituzione”, ha detto il magistrato. “Partendo da questo presupposto abbiamo a volte rivoluzionato a volte solo modificato il modello di gestione del lavoro, dando valore alle sottocommissioni”.
“Infatti, il merito di tutto questo”, ha concluso il vicepresidente, “non è mio, ma di chi è stato in grado concretamente di mettere in atto questo cambiamento. Questo è riconosciuto da tutti i magistrati del Paese che silenziosamente lavorano ogni giorno e che vanno premiati con un Consiglio Superiore della Magistratura efficiente al loro servizio, a vantaggio del sistema giustizia e di tutti i cittadini”.