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Eugenio Gaiotti (Bankitalia): «Ripresa nel 2021 più lenta del previsto»

Un 4° trimestre più lento del previsto, che si ripercuoterà nel 2021, a causa delle misure di contenimento della pandemia in questa seconda ondata. È quanto spiegato nel corso di un’audizione sulla manovra, davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato, dal capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia, Eugenio Gaiotti.

Il lavoro del governo per innescare una crescita duratura dovrà essere tempestivo ed efficace, con la necessità, ovvia, di contenere l’emergenza ma anche mettendo in campo misure di più ampio respiro. Saranno 2 i punti percentuali che, nel biennio 2021-22, saranno provocati dagli ultimi provvedimenti contenuti nella Legge di bilancio, ma per innescare una ripresa stabile sarà fondamentale sfruttare al meglio il Recovery fund. Concentrandosi sulla fase esecutiva in modo da evitare ritardi, sprechi e inefficienze. Solo con oculatezza nell’utilizzo di quelle risorse, si potrà ottenere una crescita stabile, che è precondizione per avviare un percorso di rientro duraturo del debito.

La crescita del 3° trimestre non salverà il 2020

La crescita del Pil nel 3° trimestre è stato del 16,1%, grazie soprattutto alla ripresa dell’industria. «Un risultato che indica che la nostra economia conserva una significativa capacità di recupero e conferma l’importanza del sostegno fornito dalla politica economica». Una virtù che, la recrudescenza della pandemia nelle ultime settimane e le misure di contenimento adottate dal Governo, sta vanificando. Per questo «è plausibile una flessione del Pil anche se più contenuta rispetto alla primavera. È probabile che il risultato per l’anno risulti comunque in linea con quanto prefigurato in ottobre».

Sulla Legge di Bilancio, Gaiotti osserva che una parte delle risorse «è opportunamente destinata al sostegno delle famiglie più vulnerabili e dei settori economici più colpiti. Preservare imprese temporaneamente in difficoltà ma fondamentalmente solide è essenziale per evitare che la crisi abbia ripercussioni permanenti sull’economia; proteggere i redditi delle famiglie è indispensabile, oltre che per contrastare un aumento delle diseguaglianze, per sostenere la domanda, in un quadro congiunturale che rimane debole e incerto». Provvedimenti che comunque «in prospettiva, passata la fase emergenziale, andranno attentamente valutati i costi di un prolungamento delle diverse misure oltre quanto richiesto dalla durata della crisi».

Vietato fallire sul Recovery Fund

Gaiotti ricorda che sia «indispensabile affiancare agli interventi emergenziali misure di più ampio respiro per tornare a crescere stabilmente a ritmi sostenuti». Per questo appare condivisibile, per via Nazionale, l’orientamento del governo a procedere in questa direzione, grazie all’utilizzo delle risorse del programma Next Generation Eu.

Secondo Palazzo Koch, sul Recovery Plan si giocherà la partita fondamentale: «Come abbiamo sottolineato più volte, il programma Next Generation EU è un’occasione da non perdere per rilanciare la crescita e la produttività dell’economia italiana. L’entità dell’effetto macroeconomico dei progetti di investimento e di riforma dipenderà soprattutto dalla loro definizione concreta nell’ambito del Piano nazionale di rilancio e resilienza e dalla loro attuazione tempestiva. Andrà posta grande attenzione alla fase esecutiva, precisando i dettagli ed evitando sprechi, ritardi e inefficienze».

Lo sforzo finanziario richiesto al bilancio pubblico, per le misure emergenziali messe in atto, «è stato e rimane considerevole; altrettanto rilevante sarà l’impegno di risorse necessario a incidere sulle caratteristiche strutturali dell’economia italiana». Per questo, conclude Gaiotti, «un progressivo e duraturo rientro dall’elevato peso del debito pubblico sul prodotto richiederà la massima attenzione alla qualità delle misure in via di definizione e un utilizzo efficace dei fondi presi a prestito e di quelli messi a disposizione dai programmi europei, oltre al necessario aggiustamento di bilancio quando il quadro macroeconomico sarà più favorevole».

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