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Eni: la Libia riparte a tutto gas | Lo scenario

La Libia torna a prendersi la scena nella partita energetica.

Dopo essere stata relegata a un ruolo marginale a causa dei continui conflitti interni, fino a diventare la Cenerentola tra i fornitori di gas dell’Italia (e non solo), ora si mostra pronta a ripartire.

L’Alto Consiglio per gli Affari Energetici ha approvato il piano per il periodo 2023-2027, che punta a riportare la produzione dagli attuali 1,2 milioni a 2 milioni di barili equivalenti al giorno (indice che somma gas e petrolio), quota mai più toccata dalla caduta del regime di Gheddafi, nel 2011.

Per raggiungerla Noc stima di aver bisogno di investimenti per almeno 4 miliardi di dollari l’anno.

Ma l’annuncio più atteso, scrive MF-Milano Finanza, riguarda Mellitah Oil & Gas, la joint venture paritetica tra Noc e l’Eni, attraverso Eni North Africa.

Il gruppo guidato dall’ad Claudio Descalzi è il principale produttore internazionale di gas in Libia con una quota che nel 2022 è stata di circa 165 mila barili equivalenti al giorno.

Alla vigilia di Pasqua è stato riaperto il pozzo di gas Cw04 accessibile dalla piattaforma Sabratha, e relativo al giacimento di Bahr Es Salam.

Il pozzo era chiuso da oltre due anni, dal 28 gennaio 2021.

Per dare un ordine di grandezza, la produzione del pozzo ammonta a oltre un milione di metri cubi di gas al giorno (circa 37 milioni di piedi cubi), ai quali si aggiungono circa mille barili di condensati, sempre al giorno.

Sabratha è una delle più grandi piattaforme di produzione in Libia: il pozzo riattivato, scrive Noc, “rappresenta una parte cruciale delle sue operazioni di produzione” e la sua riapertura “fa parte degli sforzi per aumentare la produzione e ottenere il massimo beneficio dalle risorse disponibili”.

Insieme al giacimento di Wafa, Bahr Es Salam alimenta il gasdotto Greenstream, che può trasportare dai 6 agli 8 miliardi di mc l’anno in Italia.

Ma nel 2022 ne sono arrivati meno della metà, circa 2,6 miliardi a una media di 7-8 milioni di mc al giorno di gas consegnati al terminal di Gela, in Sicilia.

Nel 2021, per dare un termine di paragone, gli approvvigionamenti dalla Libia ammontavano a 3,18 miliardi di mc, e nel 2021 a 4,4 miliardi di mc.

La riapertura del pozzo è un buon presupposto anche per raggiungere gli obiettivi dell’accordo da 8 miliardi di dollari firmato a fine gennaio scorso per portare la produzione a 24 milioni di mc al giorno (850 milioni di piedi cubi) da due giacimenti di gas offshore nel Mediterraneo.

L’accordo, denominato “Strutture A&E”, è diretto a incrementare sia la produzione di gas da destinare al mercato domestico sia quella per l’esportazione verso Italia ed Europa, con start-up nel 2026.

Si chiama così perché i giacimenti a gas coinvolti sono identificati come Struttura A e Struttura E.

Entrambi si trovano nell’area contrattuale offshore D, al largo della Libia.

La produzione sarà assicurata attraverso due piattaforme principali collegate proprio agli impianti di trattamento di Mellitah.

Eni nel frattempo ha anche ottenuto la ratifica da parte delle competenti autorità del farm-out agreement con bp, che prevede l’acquisto di Eni della quota del 42,5% e l’operatorship nei tre permessi esplorativi di Ghadames North, Ghadames South e Sirte offshore.

Intanto Eni, in partnership con PetroCi, ha celebrato venerdì 7 aprile a Dubai la partenza della Fpso Firenze verso l’offshore della Costa d’Avorio.

La piattaforma galleggiante consentirà l’avvio della produzione del giacimento di Baleine, a oggi la più grande scoperta di idrocarburi in Costa d’Avorio: 2,5 miliardi di barili e 3,3 trilioni di piedi cubi di gas associato.

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