Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Emanuele Grimaldi (ad Gruppo Grimaldi): «Banche sostengono gruppi armatoriali pieni di debiti: è concorrenza sleale»

Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del gruppo armatoriale Grimaldi, ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa. «Siamo molto interessati al porto di Heraklion, dove ha sede la nostra compagnia Minoan: è uno scalo che reputiamo strategico, da qui facciamo 700 viaggi all’anno, peraltro con navi realizzate da Fincantieri. E poi c’è Igoumenitsa: siamo in gara anche per quel porto».

L’impegno del gruppo Grimaldi è notevole per quanto riguarda i porti. «In Svezia l’unico porto privatizzato è gestito da noi. Ma siamo presenti anche ad Anversa, in Nigeria, per citare alcune località. In Italia abbiamo terminal a Monfalcone, Palermo, Salerno, Gioia Tauro, Savona».

Ma anche per quanto riguarda le linee l’attenzione è massima, come afferma l’ad Emanuele Grimaldi. «Siamo pronti ad acquisire compagnie. Ovviamente per fare operazione di acquisizione c’è bisogno del venditore, e oggi la situazione è complessa. Penso ad Anek Lines, ma non è la sola. A dire il vero ci sarebbero tutti i presupposti economici, perché ci sono aziende che possiedono solo debiti»

L’amministratore delegato si riferisce alle molteplici aziende tenute in piedi dalle banche. «E non mi riferisco a qualcuno in particolare, almeno quattro grandi armatori che operano nel Mediterraneo hanno in pancia debiti che valgono il doppio della compagnia. La vera domanda è: banche e istituzioni quando smetteranno di fare concorrenza sleale agli armatori sani dando soldi a chi non li potrà mai restituire? Lo dico in veste di vicepresidente degli armatori mondiali: la concorrenza sleale non è qualcosa che può essere utilizzato come ristoro».

«Il ristoro va distribuito alle categorie, a tutti coloro che impiegano persone e non riescono a lavorare. Si vuole pagare in parte lo stipendio dei marittimi, come ha fatto la Danimarca? Facciamolo, ma per tutti e in modo uguale. Nessuno può distribuire licenze per uccidere la concorrenza. Non si può, con la scusa della pandemia, salvare chi sarebbe fallito anche senza coronavirus. Si trasmette un messaggio sbagliato al mercato», conclude Grimaldi.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.