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Elsa Fornero (La Stampa): «L’opzione uomo per le pensioni non farà altro che aumentare la povertà»

L’opzione uomo aumenta la povertà, come spiega Elsa Fornero sulla Stampa. In Italia – prosegue – il rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione in età di lavoro (ossia tra i 15/16 e i 65 anni) è inferiore di quasi dieci punti percentuali rispetto alla media europea.

La produttività ristagna da decenni -mentre è cresciuta, con poche altre eccezioni, nel resto d’Europa – e le retribuzioni sono anch’esse, in media, ferme o quasi da decenni.

Bassa occupazione, quindi, e scarsamente retribuita. Come se non bastasse, le proiezioni demografiche ci dicono che avremo una diminuzione generale della popolazione di 5-7 milioni entro il 2050, tutta concentrata tra i giovani e le persone in età di lavoro, mentre aumenterà in misura significativa la popolazione dai 65 anni in su.

Di fronte a questa situazione – aggiunge -, dovrebbe essere chiaro a tutti che obiettivo primario della politica dev’essere l’aumento dell’occupazione e della sua produttività.

Non si comprende quindi come si possa pensare ancora a misure generalizzate di pensionamento anticipato, come “l’opzione uomo” ventilata in questi giorni, una copia della già sperimentata “opzione donna” che consente alle lavoratrici di ritirarsi con 35 anni di contributi e 58/59 anni di età.

Quest’eventuale misura va valutata negativamente, perché l’esperienza dimostra che le uscite anticipate dal lavoro non portano all’assunzione di un numero uguale o maggiore di giovani.

Con un minor numero di occupati e un maggior numero di pensioni in pagamento diminuiscono le entrate contributive e cresce la spesa. Il pensionamento anticipato con calcolo contributivo della pensione comporta una pensione più bassa, che può magari bastare all’inizio del pensionamento ma rischia di divenire inadeguata con l’avanzare dell’età, allorché – tra l’altro – crescono i bisogni sanitari e di cura.

Tutto ciò – conclude Fornero – non significa che non si debba fare nulla. Anzitutto, è giusto mantenere, e magari aumentare, gli interventi più solidaristici. In secondo luogo, si deve allargare l’area di copertura contributiva dei periodi di inattività forzata, per disoccupazione, cura di famigliari o anche riqualificazione professionale, in modo da far sì che i lavoratori riescano ad accumulare una ricchezza pensionistica sufficiente a finanziare una pensione che permetta loro di affrontare la vecchiaia con un po’ di serenità.

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