L’Ue ha proposto di ricavare dal proprio suolo una quota di “materiali critici” per evitare futuri shock sulle catene di approvvigionamento dei materiali necessari, come avvenuto sia per il COVID che per la guerra ucraina, e ha preparato una lista di 66 elementi (o famiglie di elementi) strategici, a cominciare dalle terre rare fino al litio. L’urgenza di un’iniziativa in questo senso aumenta anche con gli annunci, da parte della Cina, di voler limitare l’esportazione di terre rare, gallio e germanio.
I Paesi europei hanno passato vari periodi storici in cui si sono ingegnati a trovare i minerali necessari nel loro territorio, e non è raro imbattersi in “distretti minerari” caratterizzati da grandi accumuli di materiale abbandonato dopo l’estrazione di “quel” minerale che allora interessava. In alcuni casi, questi cumuli sono diventati sorgenti di “un altro minerale” che inizialmente non era quello desiderato.
Grazie a quei periodi di “autarchia” e a rilevazioni minerarie più recenti, sappiamo che il territorio europeo contiene quasi tutti gli elementi che ci servono, a volte con giacimenti molto ricchi, ma l’Europa è anche molto abitata e la conservazione dell’ambiente è altrettanto importante. Gli elementi utili sono diluiti nelle rocce e questo vuol dire trattare grandi quantità di materiale, e generare grandi quantità di “scorie” con grandi “ferite” nell’ambiente. In alcuni casi con effetti devastanti sul paesaggio. Per questa ragione e per i costi più bassi delle estrazioni in altri Paesi, una gran parte delle miniere europee sono state chiuse.
Nelle discussioni sull’apertura di nuove miniere o sulla riapertura delle vecchie risuona anche la sorpresa che molte società minerarie siano australiane o di altri Paesi lontani (anche perché le società minerarie europee avevano chiuso e perso competenze). Una via d’uscita potrà essere quella di organizzare le miniere in modo più “circolare”, cioè rimettendo in posto il materiale che avanza dopo la separazione dei minerali voluti (e di quelli probabilmente utili nel futuro), utilizzando mezzi di separazione che limitino gli inquinanti e minimizzino l’effetto esterno e l’impatto sull’ambiente (ad esempio anche sul ciclo delle acque sotterranee).
Anche lo sfruttamento dei cumuli di scorie delle vecchie miniere è una delle attività suggerite dalla UE. A differenza del passato, le comunità locali dovranno avere un forte ruolo nella decisione di “coltivare” alcuni giacimenti “critici”, a differenza del passato. Tutto questo aumenterà i costi, ma aiuterà a capire quanto è veramente strategico un certo materiale, e ritrovare un equilibrio tra ricerca di “nuovi” materiali e riciclo degli scarti e uno stimolo a trovare soluzioni (e materiali) meno impattanti.