Le elezioni europee sono previste tra il 6 e il 9 giugno 2024, ma la macchina europea continuerà a macinare dossier fino alla fine dell’inverno. Tra di essi, alcuni non possono essere rinviati facilmente (tra i quali la revisione del cd. Patto di Stabilità), ma è difficile che vi siano avanzamenti politici significativi sui grandi fronti aperti dell’immigrazione e dell’allargamento. La presidenza spagnola spinge i temi non controversi della reindustrializzazione dell’UE, della transizione ecologica e dell’inclusione sociale ed economica. In questo quadro, cosa può fare l’Italia per interloquire costruttivamente sulle priorità della nuova legislatura? Può anzitutto contribuire alla rielezione della Presidente Von der Leyen, che ha dimostrato attenzione e sensibilità sui temi difficili per l’Italia, incominciando con il freno all’immigrazione.
Dovrebbe, a mio avviso, adottare una posizione favorevole alle proposte della Commissione europea per la nuova governance economica, evitando di definire la nostra posizione solo in funzione dell’obiettivo di accrescere gli spazi di bilancio pubblico. L’adozione di un sentiero condiviso con il Consiglio europeo e la Commissione per la riduzione del rapporto tra il debito e il Pil del nostro paese in un arco di tempo pluriennale darebbe stabilità alle attese degli investitori; è importante che la traiettoria venga definita dall’Italia e che gli impegni per realizzarla vengano da un’assunzione di responsabilità del nostro governo sul miglioramento strutturale dell’economia e della produttività.
Vi sono poi due temi delicati per il futuro dell’Unione, quello dell’allargamento ai Balcani e all’Ucraina (e altri?) e quello dei futuri equilibri del bilancio dell’Unione. L’allargamento oramai appare inevitabile, anche se i tempi non saranno brevi. La Germania ha posto il tema dell’adozione preventiva del voto a maggioranza in Consiglio; credo che abbia ragioni da vendere, una posizione favorevole del nostro governo sarebbe benvenuta. In secondo luogo, l’allargamento presuppone una riduzione dei fondi per i membri attuali dell’Unione. Mi pare sarebbe buona politica quella di non fare le barricate, puntando invece ad ampliare gli spazi del nostro paese nei processi di ricostruzione post-bellica dell’Ucraina – iniziando con la nomina di Daniele Franco alla presidenza della Bei. Più che mai prima, una posizione lungimirante dell’Italia nel delicato passaggio alla nuova legislatura europea può darci buone carte per difendere i nostri interessi e rafforzare i processi d’integrazione.