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Dario Di Vico (Corriere della Sera): «Il controverso rapporto tra politica e manifattura in Italia»

Sul Corriere della Sera, Dario Di Vico tratta del difficile rapporto in Italia tra impresa e politica. «Nel corso della pandemia – scrive – non è mutata la posizione occupata dall’Italia nel ranking internazionale delle potenze industriali. Un risultato ottenuto grazie alla tenuta della manifattura italiana che si è confermata come il vero “pavimento del Paese”».

«È riuscita a tenere aperte tutte le connessioni internazionali, ha assicurato la continuità dei flussi, ha introdotto elementi digitali e tech nei processi di produzione e commercializzazione, ha rinnovato i contratti di lavoro coi dipendenti e in raccordo con il sistema delle reti non ha fatto mancare i beni agli italiani appiedati dalle restrizioni sanitarie».

«In virtù di questo bilancio possiamo dedurne che il sistema produttivo italiano si muove nella globalizzazione come un pesce nell’acqua. Siamo un Paese che non gode della rendita delle materie prime, debitore all’estero per l’approvvigionamento energetico e di conseguenza la nostra forza risiede nel valore aggiunto che sappiamo inserire nel processo di trasformazione».

«Colpisce però che a fronte del rilievo che occupa il mondo manifatturiero nel determinare la nostra quotazione nel mondo non ci sia né un riconoscimento politico esplicito né un’interlocuzione costante».

«Non parlo ovviamente del M5S né di FdI, che hanno scelto dichiaratamente altre constituency di riferimento, ma del Pd, di Forza Italia e della Lega.I dem privilegiano il tema dei diritti come cifra identitaria, Forza Italia resta prigioniera di una visione dell’imprenditoria italiana in cui dopo la stella Berlusconi è caduto anche il firmamento e quanto alla Lega solo nel Veneto c’è un reale rispecchiamento tra la sua leadership e il mondo della media impresa».

«È come – conclude Di Vico – se il mondo politico fosse vittima di una schizofrenia, sa benissimo che la posizione italiana nel mondo dipende dalla manifattura ma non vuole compromettersi elettoralmente con essa».

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