“Gli effetti dell’inquinamento e dei fattori ambientali sull’infertilità sono stati per molto tempo sottovalutati o comunque poco indagati – dichiara la Dottoressa Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma -.
Considerando ricerche come quella coordinata dai ricercatori del Danish Cancer Institute di Copenaghen e pubblicata sul British Medical Journal, secondo la quale inquinamento atmosferico e acustico fanno crollare la fertilità, e il fatto che secondo l’ultimo rapporto di Legambiente in Italia nel 2023 18 città su 98 hanno superato i limiti giornalieri di PM10, dobbiamo davvero correre ai ripari”.
Da non sottovalutare anche l’esposizione cronica per motivi di lavoro a sostanze chimiche o a radiazioni, che può influire negativamente sulla fertilità e, per questo, alcune categorie di lavoratori possono essere maggiormente interessate.
“Tra i fattori ambientali più coinvolti vi sono gli interferenti endocrini, sostanze potenzialmente in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino causando in tal modo effetti avversi sulla nostra salute e prole: secondo recenti stime, in assenza di azioni per la riduzione del rischio, l’esposizione a interferenti endocrini contribuisce per almeno il 20% all’incidenza di malattie riproduttive, quali endometriosi, infertilità maschile e criptorchidismo.
Risulta, quindi, di primaria importanza l’attuazione di misure preventive, come limitare l’uso di determinati prodotti, seguire un’alimentazione corretta ed eliminare alcune cattive abitudini, ma ancora più importante diventa rispettare e far rispettare le condizioni di lavoro in maniera da garantire la salute di lavoratori e lavoratrici ed è, inoltre, consigliabile effettuare delle visite andrologiche e ginecologiche periodiche per monitorare l’effetto di tali sostanze chimiche sullo stato di salute riproduttiva.” Conclude la dott.ssa Galliano.