Calo consistente per la produzione industriale da maggio 2022 a luglio 2024: nel periodo – secondo la Nota Istat sull’andamento dell’economia italiana “la riduzione complessiva dell’indice è stata pari al 6,7%”.
Il calo non è stato uniforme tra i diversi settori industriali.
Nel periodo da maggio 2022 a luglio 2024, si è registrato un calo più accentuato per il settore tessile, abbigliamento e pelli (-25,0%) e per quello del legno (-20,7%), che “hanno probabilmente risentito delle dinamiche inflazionistiche e della diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.”
L’Istat segnala che altri settori, come la fabbricazione di prodotti farmaceutici (+5,6% per la produzione industriale da maggio 2022) e la fabbricazione di computer, elettronica e ottica, apparecchi elettromedical (+1,4%), “sono stati invece in grado di mantenere livelli di produzione in crescita”.
I comparti della produzione di beni alimentari, bevande e tabacco (-2,0%), la fabbricazione di mezzi di trasporto (-1,8%) e altre industrie manifatturiere (-0,9%) “hanno mostrato invece una relativa resilienza”.
“Dall’analisi dell’andamento della produzione industriale manifatturiera italiana tra il 2022 e luglio 2024 – scrive l’Istat – emergono indicazioni di una contrazione generalizzata.
Tuttavia, gli indici di diffusione evidenziano come la sua intensità sia stata significativamente diversa tra i settori.
In particolare nei mesi recenti si segnala un incremento della quota di settori in espansione per la produzione di beni di consumo e, in misura minore, per i beni intermedi”.
Secondo l’Istituto “ii dati disponibili non sembrano al momento segnalare la fine della fase di contrazione della produzione industriale.
L’incertezza che caratterizza l’evoluzione congiunturale nei mesi a venire rende inoltre difficile ipotizzare il timing dell’inversione ciclica dell’indicatore: alcuni elementi, infatti, potrebbero giocare un ruolo propulsivo (la discesa dei tassi di interesse e la prosecuzione del processo disinflazionistico, che determinerebbero un sostegno agli investimenti e al potere d’acquisto delle famiglie), altri di freno (la persistenza delle tensioni geopolitiche e un aumento dei prezzi delle materie prime, il rallentamento della domanda internazionale)”.