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Confesercenti: «Turismo uno dei comparti più colpiti dalla pandemia. A soffrire di più, le grandi città a vocazione culturale e artistica»

Il turismo è tra i comparti che più di ogni altro ha subito la crisi pandemica. Nel settore ci sono 250mila imprese a rischio, in particolare alberghi e pubblici esercizi e altre attività turistiche. I ritardi registrati nel primo trimestre non hanno permesso di imprimere una svolta ai primi mesi del 2021. A causa del permanere delle misure di contenimento della pandemia, si stanno registrando ulteriori riduzioni del Pil (-0,5%) e dei consumi (-1%). Ad affermarlo è Confesercenti, in una nota a seguito dell’audizione presso la XI Commissione Lavoro Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.

Sebbene il crollo sia generalizzato, tra le categorie turistiche, quella delle grandi città a vocazione culturale ed artistica è in particolare sofferenza: l’Istat, infatti, ci indica che nell’intero 2020 il calo di presenze totali in queste aree ha sfiorato il 75%. La caratteristica particolare dei flussi turistici in queste città è l’elevata percentuale di presenze straniere, che sono quelle praticamente scomparse.

Se consideriamo, ad esempio, Roma, Firenze, Venezia, Napoli e Palermo, queste costituiscono una quota che va dal 58 al 75% del totale presenze nel 2019. Ne deriva che queste città sono quelle che hanno sofferto di più la crisi pandemica e che resteranno più indietro fino a quando non tornerà normale il flusso dei turisti esteri; il che, anche nello scenario migliore, richiederà almeno 3 anni.

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