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Claudio Tarlazzi (segretario Uiltrasporti): «La liquidità dell’amministrazione straordinaria di Alitalia non permetterebbe nemmeno trattativa privata. Siamo molto preoccupati»

Si entra nel vivo per quanto riguarda la costruzione della pista di decollo per la nuova Alitalia, con il confronto tecnico, deciso dal governo, per individuare la soluzione più rapida possibile per il passaggio degli asset alla newco Ita.

Una sfida contro il tempo, complicata da un fattore determinante: la poca liquidità rimasta nelle casse dell’amministrazione straordinaria, come sottolineano i sindacati, non basterebbe nemmeno in caso di un iter più veloce nella trattativa privata. Questo scenario potrebbe anche rendere necessario un nuovo intervento pubblico, soprattutto se non arrivasse l’atteso ok dell’Ue ai ristori Covid. Il governo, però, c’è e spinge per velocizzare l’iter, dopo aver concordato con l’Ue la necessità di procedere nel senso della discontinuità. Nei prossimi giorni valuterà nel dettaglio le possibili soluzioni affinché il nuovo vettore aereo decolli il prima possibile: e la soluzione individuata potrebbe essere quella della cessione della parte “aviation” (aerei, personale, slot e brand) con trattativa privata, mettendo successivamente a gara i contratti di servizio per gli altri asset (manutenzione, handling e Millemiglia). La soluzione, forse, ideale. Visto che una gara richiederebbe 4-5 mesi. Troppo per il decollo definitivo di Ita, che per intercettare la stagione estiva deve riuscire ad accendere i motori almeno per maggio. Con la trattativa diretta si brucerebbero i tempi, dimezzando i tempi, oltre a lasciare la manutenzione e handling all’amministrazione straordinaria e garantire un po’ di ossigeno alle casse della vecchia compagnia.

C’è attesa per il parere di Bruxelles sugli 1,3 miliardi di aiuti di Stato concessi alla vecchia compagnia, che preferirebbe bandi pubblici per tutti gli asset. Ciò che potrebbe spostare gli equilibri è l’ipotesi dell’entrata di altri soci da affiancare al ministero del Tesoro. Proprio il problema della liquidità è ormai una vera emergenza. E ora rischia di compromettere anche la soluzione allo studio per il trasferimento degli asset a Ita. A lanciare l’allarme è il segretario della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi.

«Siamo molto preoccupati per la liquidità dell’amministrazione straordinaria, perché i soldi a disposizione oggi non sono sufficienti nemmeno se si dovesse fare la trattativa privata. Se c’è stato un problema a febbraio, – con gli stipendi pagati in ritardo – a maggior ragione ci sarà a marzo: il problema della liquidità si ripresenterà».

Motivo per cui diventano quanto mai urgenti i 55 milioni di ristori Covid, su cui si attende il via libera dell’Ue. Soldi fondamentali, considerando che Alitalia brucia circa 40 milioni al mese.

Ad aumentare la preoccupazione dei rappresentanti dei lavori c’è anche il mancato confronto con il governo, da cui attendono ancora una convocazione. «Si apra un confronto strutturato, levando dal tavolo lo spauracchio della liquidazione», chiede il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, chiedendo alla politica «un ragionamento serio che deve essere fatto nell’ambito di una cabina di regia strutturata anche con le parti sociali».

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