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Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione per il Sud: “I soldi non risolvono i problemi” | Stati Generali della Ripartenza

Nella giornata del 24 novembre, il Presidente Fondazione per il Sud, Carlo Borgomeo, ha dialogato con Lirio Abbate, Caporedattore de La Repubblica, durante il panel Il Sud ponte del Mediterraneo: un’opportunità di rinascita per un intero territorio… e di ricollocazione (reshoring) mirata?, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.

Incalzato circa questo ponte per l’opportunità della rinascita del meridione, Carlo Borgomeo spiega: “Rispondo con un ragionamento molto veloce. Il titolo di questo panel è molto bello, evocativo, il ponte sul Mediterraneo. È una delle tante cose che ogni tanto ci raccontiamo sul Mezzogiorno. Qualche anno fa si parlava della piattaforma logistica del Mediterraneo, adesso il Sud come ponte Mediterraneo, poi qualche volta si insiste sulle nuove tecnologie. Ogni tanto, in questa storia infinita e apparentemente irrisolvibile, viene fuori un titolo che dovrebbe avere la capacità di aggregare, di rilanciare, di motivare. Per carità, non sottovaluto affatto questo straordinario successo che è stato raccontato. Magari ce ne fossero da raccontare 5 al giorno”.

Poi Borgomeo, ricollega agli interventi fatti da coloro che l’hanno preceduto, aggiunge: “Riprendo una cosa che ha detto padre Antonio e una cosa che ha detto il sindaco Manfredi. Allora, padre Antonio ha detto che tutti questi soldi dati al Sud, pochi o tanti che siano ma io penso che non siano stati poi tantissimi, in 73 anni abbiamo sanato il divario tra nord e sud. Beh il rapporto, fatto 100 il reddito, con il PIL di un abitante del centro-nord è passato dal 52,9% del 1950 al 56% di oggi. Poco più di tre punti di differenza. Quella politica è fallita, non c’è un altro aggettivo. Il sindaco Manfredi, interrogato sulla possibilità del turismo come leva per lo sviluppo, che certamente ha risposto molto bene e si è sviluppato, ha fatto un passaggio decisivo. E cioè ha detto che secondo lui, amministratore della prima città del Mezzogiorno, la questione è che lo sviluppo debba partire dalla comunità. Allora, io molto brevemente dico che la discontinuità necessaria nelle politiche per il Mezzogiorno, dopo 73 anni, viva Dio, non dopo 6 mesi, 2 anni, 5 anni, è quella finalmente di capire che lo sviluppo è una cosa che ha la coesione sociale, il capitale sociale, le relazioni sociali positive, la comunità, come una premessa e non come una conseguenza della crescita. E dobbiamo dirci che l’offerta politica in 70 anni è stata di tutt’altro segno. Addirittura con l’idea che, se trasferiscano i soldi, in automatico c’è sviluppo. Ma quando mai? I soldi sono necessari ma non sufficienti. Lo sa uno studente di primo anno di economia. Questo è il tema vero. E se parliamo di Mediterraneo, poi questa cosa è da far accapponare la pelle. Ma che ruolo vogliamo avere nel Mediterraneo con queste politiche di integrazione, con queste politiche di accoglienza?

“Alle catacombe di San Gennaro, – prosegue Borgomeo citando un esempio – una delle cose più emozionanti che fanno vedere ai ragazzi, c’è una specie di altare e nel secondo secolo c’era la cultura di fare una cerimonia religiosa per tutte le religioni, una capacità di accoglienza mostruosa. Ma se non c’è integrazione, non c’è cultura nel Mediterraneo condiviso. Ma di che sviluppo parliamo? Pensiamo che ce la facciamo con le formule, con i ponti intelligenti? Certo, quelli sono necessari, ma, ahimè, convinciamoci che vengono dopo. Questo è il problema. La storia delle catacombe dimostra che in piccolo è così. Padre Antonio non è andato alle catacombe con un business plan di una nuova iniziativa per la valorizzazione di un bene artistico, è andato lì per dare risposta alle piene di scarto, come ha detto lui. Quindi dalla solidarietà è scaturito come risultato che tante persone lavorano. E ce ne sono di altri esempi, a Messina c’è una cosa pazzesca, tutto nato dalla solidarietà, lavorano 500 persone”.

“Allora, – e conclude Borgomeo – se vale nel piccolo caso che dalla solidarietà nasca lo sviluppo, ma vuoi vedere che valga pure in generale? E che forse dovremmo piantarla di dire che in Calabria ci sono pochi posti di asilo nido perché la Calabria è povera? Quand’è che impareremo a dire il contrario? Ossia Che questi territori sono poveri perché si è disinvestito sul capitale umano e sul capitale sociale. Quindi, quando sento il Mediterraneo dico, evviva! Però incominciamo da dove dobbiamo incominciare. Ossia dal fare politiche di integrazione intelligenti, rifiutando questo cinico ricorso al tema per fare politica e basta, per fare consenso”.

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