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Marina Berlusconi (presidente Fininvest e Mondadori): «Acquisizione Dea Scuola: vogliamo crescere»

«Ora vogliamo ancora crescere». Mentre la Mondadori acquista De Agostini Scuola, e mentre la pace con Vivendi apre a Mediaset la strada verso nuove aggregazioni europee, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e della casa editrice, traccia la rotta del gruppo, in una intervista con Augusto Minzolini su il Giornale.

Si dice ottimista sulle prospettive di ripresa dell’economia del Paese. Valuta positivamente l’operato del governo Draghi. E parla anche del padre, Silvio Berlusconi, per sottolineare che il riconoscimento venuto al suo ruolo politico non è «la riabilitazione» di cui tanto si parla, ma «un risarcimento», peraltro parzialissimo, per la gogna e l’accanimento, non solo giudiziario, che ha subìto per tanti anni.

La Mondadori ha acquistato Dea Scuola. L’operazione è ambiziosa: dove puntate?

«Da tempo ci siamo concentrati sui libri, sia trade sia education, e abbiamo sempre detto chiaramente che vogliamo crescere. L’acquisizione di un’azienda prestigiosa e ricca di molti marchi illustri come De Agostini Scuola – che sarà perfezionata al termine dell’iter di legge – ci riempie di orgoglio e conferma nel modo migliore la validità della nostra strategia. È un’acquisizione resa possibile dal grande lavoro fatto in questi anni, che ha consentito di mettere a punto tutte le risorse necessarie per tornare allo sviluppo. Del resto, mi pare sia stata ampiamente apprezzata anche dal mercato».

«Ho sempre pensato che la forza di un Paese, così come la sua identità nel mondo, siano strettamente collegate alla sua capacità di fare cultura. Per questo, se davvero l’Italia vuole garantire la propria identità e la propria cultura, deve guardare anche alle dimensioni delle sue aziende editoriali. Operazioni come quella con De Agostini sono vitali, perché sono una condizione fondamentale per crescere e per stare in campo nella competizione globale. E anche per continuare a migliorare sulla strada della qualità».

Da tempo si parla anche di un possibile shopping europeo di Mediaset. Conferma?

«Le aggregazioni internazionali sono un passaggio obbligato per le tv di fronte allo strapotere dei vari Netflix, Amazon e così via, doppiamente difficile da fronteggiare per la loro forza spaventosa e per la totale assenza di limiti e di regole in cui è consentito loro di operare».

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