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Stefano Beraldo (AD Ovs): «I conti sono molto buoni, il posizionamento è l’arma contro l’inflazione»

Ovs ha registrato dati molto positivi nel 2022. A parlarne è Stefano Beraldo, ad di Ovs. «I numeri sono molto buoni» ha spiegato in un’intervista a Class Cnbc. «Questo 17% in più rispetto al 2021» in termini di fatturato nel primo semestre «è anche un +8% in più rispetto» allo stesso periodo del «2019 e circa +4,5% a parità. Questo è forse l’indicatore più importante del livello di salute delle vendite».

«Abbiamo confermato un outlook ancora positivo, seppur caratterizzato dalla consapevolezza che le condizioni esterne sono tutte molto negative, perché crediamo da un lato che il vantaggio che abbiamo accumulato nel primo semestre appena chiuso» in termini di Ebitda anno su anno «difficilmente sarà interamente erodibile da una situazione esterna negativa», ha proseguito l’ad, aggiungendo che «crediamo che gran parte delle variabili negative che abbiamo di fronte si siano già interamente manifestate nel primo semestre».

«L’inflazione costi, che ha pesato sul potere d’acquisto delle famiglie, non è un’inflazione da domanda, purtroppo per certi versi, è un’inflazione da costo, da tensioni logistiche, sui trasporti, sulla catena di fornitura delle materie prime, dalla mancanza di componenti. Questa inflazione dei costi ha già pesato sulla maggior parte delle voci di spesa delle famiglie, da un lato perché la benzina costava di più nel primo semestre di quanto non costi oggi, dall’altro perché l’impennata delle bollette era almeno in parte già manifesta. Infine, tutte le variabili di incremento di costo si erano già iniziate a trasferire sui prezzi da parte di chi ha potuto modificarli», ha proseguito Beraldo.

«Noi stessi, evidentemente, siamo stati già impattati nel primo semestre da costi in crescita che ci hanno portato ad aumentare i nostri prezzi. Quindi», ha proseguito l’ad, «la maggior parte di questi fattori negativi era già presente nel primo semestre. Immagino che nel secondo ci sia un certo aggravamento dello scenario, soprattutto perché tutti gli analisti, tutti i giornalisti, tutti i conoscitori dell’economia lo stanno prevedendo. Sembra che siamo accerchiati dalle Cassandre e forse hanno ragione. In questo contesto, quindi, abbiamo detto ai nostri analisti che non crediamo di replicare il vantaggio che abbiamo avuto nel primo semestre», ma quel vantaggio è intanto stato incamerato da Ovs.

«Qui non c’è un rischio» inflazione, «c’è un dato di fatto. L’inflazione c’è. L’impatto sul settore c’è, ma soprattutto l’impatto c’è sul potere d’acquisto dei cittadini. Noi abbiamo visto chiaramente un’equazione: più prezzi, meno volumi. Questo settore è un settore relativamente commodity e relativamente voluttuario: gli abiti da bambino sono più una commodity che non un bene voluttuario, mentre cambiare il cappotto è qualcosa che si può fare o meno a seconda anche della propensione alla spesa. Certamente la propensione alla spesa sta riducendosi perché una parte della spesa è dedicata ad altre spese non comprimibili come le bollette, i trasporti, l’affitto della casa. Però alla fine succede che la riduzione si concentra soprattutto in termini di volumi. La gente compra meno ed è pronta a pagare un prezzo superiore», ha spiegato l’ad.

Ovs «è riuscita a mettere in piedi una serie di operazioni straordinarie di riposizionamento: negozi più belli, nuovi marchi – a partire da Piombo, che è un marchio vero, di un designer, che abbiamo acquisito noi ma siamo in compartecipazione anche strategica oltre che finanziaria con il designer che ha una quota di minoranza. Credo che oggi un consumatore, che era abituato anche a livelli di prezzo superiori, sia costretto a fare del trading down e trovi in Ovs un’azienda pronta ad accoglierlo con un posizionamento molto più interessante rispetto a quello che aveva anni fa. Da parte nostra l’arma per combattere l’inflazione ritengono sia stata il posizionamento», ha sottolineato Beraldo.

Infine, sul cambio, «l’euro che si indebolisce per l’export è ovviamente un vantaggio, ma per noi l’export conta ancora poco. Noi apriremo il primo negozio Piombo a New York questo autunno e quindi chiaramente sul fronte dell’export saremo avvantaggiati. Noi abbiamo circa 250 negozi all’estero e abbiamo molta richiesta di aprirne altri. Però è chiaro che per noi il dollaro è soprattutto valuta di approvvigionamento. Ci da’ noia certamente, infatti siamo anche un po’ in attesa degli eventi per evitare di eccedere in coperture. Abbiamo però, poiché abbiamo una politica di hedging molto prudente, già incamerato buona parte dei fabbisogni per il 2023 a un cambio dollaro decisamente migliore rispetto a quello attuale quindi oggi abbiamo un mark-to-market di circa 20-25 mln positivo. Quindi ci da’ noia, ma in qualche misura è gestibile», ha concluso l’ad.

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