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All’Italia mancano i giovani talenti | L’analisi di Maurizio Ferrera

Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera parla del tema della carenza di talenti e personale specializzato: “Il partenariato strategico con l’Egitto, avviato con il recente viaggio al Cairo di Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e tre altri primi ministri Ue – scrive l’editorialista – è stato criticato per due motivi.

L’Egitto è un Paese autoritario che non rispetta i diritti umani; i fondi che la Ue trasferirà saranno principalmente destinati a bloccare le partenze di migranti, minacciando la loro sicurezza.

Le preoccupazioni sono fondate, ma il partenariato contiene molti altri progetti, fra cui misure volte a facilitare l’ingresso regolare in Europa di giovani qualificati.

Può sembrare una iniziativa di poco conto, o addirittura una foglia di fico.

Ma se ben finanziata e organizzata, la «mobilità internazionale dei talenti» aiuterebbe l’economia egiziana e contribuirebbe a risolvere la sfida demografica dell’Europa.

Per sostenere economicamente l’invecchiamento della popolazione, i Paesi Ue hanno bisogno di più crescita e innovazione.

Senza un rapido incremento delle competenze dei giovani (in particolare nelle discipline Stem) – sottolinea Ferrera – questo obiettivo risulta difficilmente raggiungibile.

In diversi Paesi Ue e in molte regioni al loro interno il «bacino dei talenti» è attualmente sottodimensionato.

La quota di laureati nella classe di età 25-34 è pari al 41% in media Ue, solo il 21% in Italia.

Un numero già oggi insufficiente per riempire i posti di lavoro nei settori dell’economia verde, di quella digitale e di quella «bianca» (servizi socio-sanitari).

È qui che entrano in gioco i partenariati strategici.

La Commissione vuole creare una piattaforma Ue per facilitare l’incontro fra domanda di talenti delle imprese europee e l’offerta disponibile nei Paesi partner (e altri).

Il fulcro dell’iniziativa sarebbe la semplificazione delle assunzioni internazionali e delle procedure di riconoscimento delle credenziali educative e professionali.

Quella della certificazione è in effetti una sfida enorme.

L’iter amministrativo è complesso, con tempi molto lunghi e esiti incerti, soprattutto per le professioni regolamentate.

Egitto e Tunisia hanno governi repressivi e regimi illiberali, nessuno può negarlo.

Però sappiamo che le autocrazie prosperano laddove c’è molta povertà e poca classe media.

Gli aiuti allo sviluppo – conclude – servono anche per erodere il terreno che sorregge i leader autoritari”.

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