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Al Green Deal Ue servono 2.500 miliardi di investimenti | L’analisi

Le tensioni internazionali hanno trasformato la fornitura di materie prime e la disponibilità di energia a prezzi accessibili in sfide per la competitività dell’Europa. Nel ranking mondiale, scrive MF-Milano Finanza, Imd la posizione dell’Europa negli ultimi anni è rimasta invariata, ma con forti differenze interne: Germania e Francia hanno peggiorato la competitività per scarsa efficienza dei governi, debolezza nella politica fiscale, bassa resilienza delle imprese e insufficienti infrastrutture energetiche.

Danimarca, Irlanda e Olanda hanno migliorato la posizione grazie a questi stessi fattori. Sulla competitività internazionale dell’economia europea sono determinanti: la produttività del lavoro, decelerata a livello globale ma soprattutto in Italia; la partecipazione alle catene globali del valore, rivelatesi più robuste del previsto; la transizione verde, per la quale la Commissione Ue ha lanciato il Green Deal.

Dagli anni ‘90 l’Italia ha perso capacità di esportare valore aggiunto perfino nella manifattura tradizionale, dove sempre più impiega beni intermedi importati da Paesi emergenti e subisce la pressione di competitor come Slovenia e Slovacchia. Grazie alla duplice transizione digitale e verde l’Ue diverrebbe il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Il Green Deal europeo ha definito obiettivi e tempistiche stringenti. La politica energetica oggi è il cuore di un inevitabile, generale, profondo cambiamento.

La soluzione è offerta dal modello fondato su fonti rinnovabili di energia e su efficienza energetica. Il regolamento europeo Net-Zero Industry Act (marzo 2023) istituisce un quadro per la fabbricazione di prodotti tecnologici idonei alle zero emissioni nette o almeno al 40% di loro diffusione entro il 2030, a un aumento di quasi 4 volte della diffusione di energie rinnovabili e di 15 volte la produzione globale di veicoli elettrici al 2050.

Inoltre tale transizione verde dipende da materiali critici. La Cina possiede il 37% delle riserve mondiali di terre rare, garantisce i più bassi costi di estrazione e ha acquisito nuovi diritti di estrazione in Africa. Ciò significa che affinché il Green Deal dia frutti è necessario trovare adeguate risorse interne. L’investimento per produrre il 20% del fabbisogno di terre rare occorrenti alla strategia europea 2050 è stato stimato in 1,7 miliardi di euro.

Altre stime quantificano in 2.500 miliardi l’investimento per i traguardi 2030 del Green Deal. Per conseguire questi obiettivi l’Ue si è impegnata in investimenti annui aggiuntivi per oltre 620 miliardi. Quanto all’energia pulita, dal 2017 nell’Ue gli investimenti sono ammontati a 1.200 miliardi di dollari contro i 4 mila previsti. Quelli in combustibili fossili sono stati 800 miliardi, più del massimo tollerabile per emissioni zero al 2050.

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