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Abdul Hamid Dabaiba (Premier Libia): «Riaprirò la Libia alle imprese e agli investitori italiani»

«Vorrei che gli imprenditori italiani considerassero la Libia come casa loro e non solo un business». Lo afferma il neopremier libico, Abdul Hamid Dabaiba, intervistato sul Corriere della Sera da Lorenzo Cremonesi.

Come unificare questo Paese lacerato dalla guerra? «La Libia prima del 2011 era unita: sono convinto che tornerà ad esserlo. Il processo di cambio del potere è stato molto difficile e sanguinoso. Da allora ognuna delle nostre regioni, delle tribù, delle città ha pensato unicamente ai propri interessi. L’assenza dello Stato centrale ha favorito i tribalismi centrifughi».

Dunque, propone la centralizzazione? «Non proprio, piuttosto guardo alla distribuzione delle risorse e del potere. Riunificheremo le istituzioni, cosa che in meno di un mese ho già fatto all’80%. Ho già unificato tra l’altro il governo, il parlamento, la Banca Centrale e l’agenzia dell’Energia, oltre a vari ministeri. Rimane la grande questione del creare un solo esercito nazionale».

Le milizie, prosegue, «sono un tema a parte. L’esercito si unifica tramite i colloqui mediati dall’Onu a Ginevra, che hanno permesso il cessate il fuoco. Le milizie vanno dissolte con una soluzione globale».

Il premier Draghi ha una formazione economica molto forte. Ha piani precisi da proporgli quando lo riceverà, il prossimo 6 aprile? «Noi abbiamo l’urgente necessità di rafforzare la nostra industria energetica e le infrastrutture nazionali. Abbiamo immensi problemi con la rete elettrica, la sanità è devastata, così le strade e tanto altro».

«Roma si trova ad un’ora di volo da Tripoli. La nostra è una storia di cooperazione con tanto in comune, dal clima al cibo. Ho intenzione di riaprire al più presto agli investitori e alle ditte italiane. Vorrei considerassero la Libia come casa loro e non solo un business».

Quali progetti vorrebbe spingere? «Con Draghi esamineremo quali aziende importanti italiane vorremo facilitare. Penso per esempio a grandi gruppi, ma vorrei davvero vedere tante piccole aziende italiane tornare a lavorare e la vostra ambasciata in piena attività per favorirle».

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