A fine gennaio la montagna ha superato quota 150 miliardi di euro. A tanto ammontano i crediti bancari coperti da garanzia Mcc (attraverso il Fondo Pmi) e Sace nell’anno della pandemia da Covid-19. Se le misure messe in campo dalle due istituzioni romane sono state preziose per il sistema produttivo italiano, in queste prime settimane dell’anno il mondo del credito ha iniziato a interrogarsi sulla loro evoluzione.
Soprattutto alla luce del fatto che, considerato il preammortamento di 24 mesi, il volume consistente di default a carico dello Stato potrebbe arrivare all’inizio del 2022. Per questo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, subito dopo la pausa natalizia sarebbe partita una triangolazione di contatti tra grandi banche, società di consulenza e ministero dell’Economia e delle Finanze con l’obiettivo di studiare a fondo la materia. Il punto di arrivo? Nell’auspicio di molte controparti è la costituzione di un tavolo tecnico nell’ambito del quale elaborare soluzioni di sistema.
In base all’attuale normativa, in caso di default può scattare l’escussione a carico dello Stato che attraverso l’Agenzia delle Entrate tenta di rientrare in possesso delle somme liquidate. Una procedura standard, insomma, immaginata in una fase ben diversa rispetto all’attuale, ancora caratterizzata dall’emergenza pandemica. Se infatti oggi è difficile stimare il tasso di deterioramento dello stock garantito, molti indicatori macroeconomici lasciano intendere che i volumi potrebbero essere molto consistenti.








