Non si esce dalla crisi con soluzioni paracadutate dall’alto. Per gettare le basi del rilancio è fondamentale ”una coerente ed efficace politica sociale e territoriale al tempo della pandemia e della fase di ripresa”. In che modo? Attraverso la diffusione della contrattazione sociale, “che va ripresa con ancora più forti motivazioni. Anzi, la situazione che ci viene consegnata con la pandemia richiede uno sforzo straordinario e aggiuntivo perché l’azione territoriale, vicino alla nostra gente, è ancora più importante ora”. È la priorità indicata dal segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, nel corso della presentazione dell’XI Rapporto sulla contrattazione sociale territoriale dell’Osservatorio Cgil-Fdv-Spi. In particolare, ”un grave monito”, per il sindacalista, arriva dalla filiera sanitaria e socio-assistenziale: ”È cruciale ripensare il rapporto tra la funzione dell’operatore pubblico – sottolinea Ghiselli – che deve tornare a essere centrale, non solo nella programmazione e nel controllo ma anche nella gestione, anche nel rapporto che deve essere sempre più trasparente e corretto con l’offerta privata e il terzo settore”. Di fronte al disagio sociale, che il leader sindacale prevede tenderà a crescere ”è necessario ricostruire una dimensione comunitaria, un tessuto di relazioni e convivenza, ripensando e collocando dentro un progetto riformatore una aggiornata idea di welfare, che sappia rispondere ai nuovi bisogni, sappia essere universale e inclusiva, funzionale alla partecipazione dei diversi attori del territorio, nei loro diversi ruoli”.








